LenzerheideA qualcuno potrà sembrare un semplice premio di consolazione, non a lui. A Giuliano Razzoli la vittoria nell'ultimo slalom della stagione, ultima gara di questa tribolatissima coppa del mondo finita nelle mani di Ivica Kostelic e, a tavolino dopo l'annullamento ieri del gigante femminile, di Maria Riesch, serviva come l'aria. E ci voleva, dopo un inverno difficile per lui, campione olimpico atteso al vertice ma sempre alla rincorsa del risultato (arrivato solo a Kitzbuehel, 3° posto), non della velocità, quella c'è sempre stata, e di un pizzico di fortuna, sempre mancata. Ieri il Razzo partiva fuori dal primo gruppo, con il 17, pessimo numero su una pista sfatta dalla nebbia, dalla pioggia, dalle alte temperature che hanno rovinato in modo drammatico queste finali di Lenzerheide, straordinaria ad accogliere la coppa del mondo, ma tanto sfortunata da vedersi annullare per il maltempo quattro gare su otto, mai successo prima d'ora.
Ieri lo slalom si è fatto, ma nessuno ha visto nulla, nemmeno gli allenatori in pista: che Razzoli avesse sbagliato nel tratto finale della seconda manche, che dopo una gran rimonta dall'ottavo posto gli ha regalato la vittoria su Matt e Neureuther, si è capito dalle analisi dei tempi intermedi e dalle sue parole: «Credevo di aver buttato un'altra gara». Dal parterre, i diecimila tifosi accorsi nonostante tutto, non vedevano nemmeno il tabellone dei tempi, seguendo l'andamento della gara solo grazie alla voce dello speaker. E i tifosi di Razzoli, come sempre numerosi e fiduciosi ma non abilissimi con il tedesco, per capire come andava si sono collegati con il telefono al sito della federazione internazionale.
La giornata per l'Italia avrebbe anche potuto essere più positiva se Moelgg e Deville nella 2ª manche non avessero sprecato (non chiedete come: solo loro sanno, ma erano neri e non hanno raccontato nulla) il 3° e 5° tempo della prima. Manfred ha chiuso nono, Cristian ultimo, davvero furibondo per non essere riuscito a conquistare quel podio cui mai come quest'inverno è andato vicino. I due, assieme a Razzoli e alle gigantiste Brignone, Karbon e Gianesini che ieri non si sono nemmeno infilate gli scarponi, parteciperanno oggi - tempo permettendo - alla gara a squadre. Una gara parsa da sempre inutile nell'ambito della coppa del mondo, ma stavolta addirittura fastidiosa, visto che l'ostinazione della federazione internazionale di non metterla in dubbio ha chiuso le porte al possibile recupero di altre gare annullate, i due giganti su tutte. Se la coppa maschile tutto sommato non è stata falsata da questo finale martoriato dal brutto tempo, quella femminile si è decisa senza l'ultima sfida, la più attesa, fra Maria Riesch e Lindsey Vonn, da ieri ufficialmente ex amiche. La tedesca, avanti di tre punti dopo lo slalom di venerdì, ieri ha accolto con un sospiro di sollievo la notizia che il gigante non si sarebbe fatto: «Credo in ogni caso di essermi meritata questa coppa, sono stata sempre in testa tranne un giorno (qui alle finali, dopo la gara di discesa, ndr), sono salita sul podio in tutte le discipline e ho vinto in tre. Cosa mi ha detto Lindsey? Nulla, oggi non mi ha rivolto la parola, nemmeno sul podio quando io l'ho abbracciata. Freddezza totale e allora anche io sono stata zitta, stavolta credo toccasse a lei dirmi una parola, anche solo una». Brava, eccola la parola mancante, forse Maria ha finalmente capito chi è la sua rivale, una che non sa perdere e che ieri almeno ha evitato la solita finzione davanti ai microfoni, affidando all'addetto stampa un'unica frase: «troppo scossa e delusa per fare commenti».
Peccato sia finita così, con questa tensione palpabile su un podio che avrebbe dovuto regalare solo gioia, quella vista in occasione della premiazione degli uomini, con Ivica Kostelic, fra Cuche e Janka, commosso nel vedere la sorella Janica, che non faceva una piega quando a vincere era lei, in lacrime.
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