Ad aspettarlo al traguardo, primo e secondo, c’erano i due che gli avevano fatto compagnia sul podio olimpico di Whistler, lo scorso 27 febbraio: André Myhrer, lo svedese, e Ivica Kostelic, l’idolo del pubblico croato che già aveva fatto partire i fumogeni. Ma la festa finale non ha visto protagonista Giuliano Razzoli, per la prima volta negli ultimi tre anni tradito dalla pista di Zagabria, quella che nel 2009 gli aveva regalato il primo podio della carriera e un anno fa la prima vittoria, prima del trionfo olimpico. Quarto posto, a caldo il peggiore dei risultati, ancor più amaro stavolta, visto che Giuliano era in testa dopo la prima manche, ma anche salutare, visto che finora l’emiliano non aveva ancora concluso una gara, lui che come obiettivo per la stagione si era posto la vittoria nella coppa del mondo di specialità che sottintende una regolarità di risultati che a lui è sempre mancata.
E allora chissà, forse il bisogno di arrivare in fondo ha condizionato un po’ il Razzo su una pista che il passaggio di 29 concorrenti aveva reso infida e difficilissima, basti dire che sul podio al posto suo c’è Mattias Hargin, 30° al termine della 1° manche con un distacco di 1”98/100. Resi con gli interessi di 4/100, grazie al numero 1 nella manche decisiva, un vero capolavoro che gli ha permesso un recupero quasi record di 27 posizioni. Razzoli ha perso tutto all’ingresso dell’ultimo muro, fino a dove non era stato brillantissimo ma nemmeno troppo lento (era 2° all’ultimo intermedio) e dove un errore gli ha fatto inconsciamente tirare i remi in barca: «Non c’erano davvero le condizioni per rischiare, la pista era molto rovinata e avevo bisogno di un risultato, sono in ogni caso soddisfatto perché la mia condizione cresce, come quella di tutta la squadra».
Vero, possiamo infatti goderci 4 azzurri fra i primi 13, dicendo bravo soprattutto a Cristian Deville, quinto, e al giovane (classe 1987) Stefano Gross, al via col numero 50 e 13° alla fine, miglior risultato in carriera con gran recupero dal 29° posto. Tornando a Razzoli, il bilancio è in ogni caso positivo: vincere una manche dà una bella carica indipendentemente da quello che succede dopo, spesso nello sci le analisi a freddo dei tempi parziali parlano più del piazzamento finale. E quelle della prima manche dicono di un Razzoli velocissimo in ogni tratto della pista nonostante il numero 10, ieri un chiaro handicap rispetto al 4 di Kostelic e all’1 di Raich (scivolato nella 2ª manche dal 3° al 10° posto), i due che gli erano finiti più vicino.
Giuliano insomma c’è, sia nei tratti piani che in quelli più ripidi, dove si decideranno le prossime gare di slalom, Adelboden già domenica, poi Wengen, Kitzbuehel e Schaldming. Gennaio sarà un mese caldissimo per gli slalomisti e sapere di averne almeno tre da podio (con Razzoli e Deville c’è Manfred Moelgg, ieri 9°) non è affatto male.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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