Un re del blablabla, ma in realtà è solo un Cuper fortunato

José Mourinho è l’allenatore perfetto per il calcio, anzi per il mondo di oggi: l’immagine conta più della sostanza, il blablabla più della realtà, il fumo più dell’arrosto. È bello, intelligente, colto, carismatico, simpatico anche quando è antipatico, sa le lingue, ha una capacità straordinaria di mettere sotto qualsiasi interlocutore, dà sempre un titolo ai giornali. Il problema è quando si passa dal virtuale al reale, cioè al calcio. Da vecchio abbonato, non ricordo un’Inter così esteticamente orribile come questa: neanche se vado indietro nel tempo fino a Rino Marchesi detto Tavor, al primo non prenderle di Trapattoni, a Stanlio-Hodgson, al catenaccio di Simoni. Mourinho è in testa alla classifica. È vero. Ma con una squadra che, al di là delle battute degli orfani di Moggi, negli ultimi due campionati ha dato 57 punti di distacco al Milan e 25 alla Roma. Proprio perché non credo alle chiacchiere, cerco di analizzare questi primi sei mesi di Mourinho all’Inter restando sui fatti. 1) L’Inter ha quattro punti meno dell’anno scorso. 2) Soprattutto in casa, quando deve imporre il suo gioco, fa una fatica tremenda. Dall’inizio dell’anno ha pareggiato con Cagliari e Genoa (in dieci) e solo una volta ha vinto con più di un gol di scarto. È successo (4-2) contro il formidabile Chievo, ma fino a pochi minuti dalla fine si era sul 2-2. Ogni partita in casa, anche contro squadrette come la Sampdoria dell’altro ieri, è per il tifoso una sofferenza indicibile. Andare per favore a riguardare i punteggi dell’Inter di Mancini. 3) Il quale Mancini, dopo secoli, ci aveva finalmente dato un gioco, e spesso brillante; con il mago di Setubal gli schemi sono due: palla a Julio Cesar e lancio lungo verso l’area avversaria, oppure palla a Maicon e che faccia tutto lui. 4) Dopo anni di spese pazze e inutili, Mancini aveva portato all’Inter giocatori a costo zero (Julio Cesar, Cambiasso, Maxwell) o quasi zero (Maicon) facendone dei campioni; aveva anche chiesto Hamsik e Pato quando costavano due cocomeri e un’anguria. Mourinho ha ispirato una campagna acquisti dispendiosissima e disastrosa: il meno peggio, Muntari, è uno che gioca con la scarpa destra nel piede sinistro e viceversa. 5) Mourinho è riuscito nel miracolo di far giocare fuori ruolo il giocatore più forte dell’Inter, Ibrahimovic, schierandolo come ariete d’area con due ali a fianco: il mitico 4-3-3, abbandonato dopo una serie di figuracce per ripristinare il vecchio modulo di Mancini (sempre lui). 6) Arrivato con la fama di grande motivatore di uomini, Mourinho ha scaricato la colpa delle sconfitte sui giocatori, mettendo alla pubblica gogna professionisti esemplari come Cruz e Cordoba. Mi fermo qua, ma solo per ragioni di spazio. Oggi tutti dicono che l’Inter non ha uomini di qualità a centrocampo. Oh bella. Qualsiasi tifoso lo vedeva già alla fine dell’anno scorso che, se c’era un reparto da rinforzare, era il centrocampo: anche per l’età di Zanetti e Dacourt, e per gli acciacchi di Vieira. Ma lo Special One ci ha fatto comperare due ali che ora volano tra la panchina e la tribuna. Resta da capire il perché, di tanta incompetenza. Ho un’ipotesi. Mourinho appartiene a quella genìa di allenatori che non hanno mai giocato a calcio, che non sanno che cos’è uno stop, un dribbling, un passaggio di piatto e un tiro di collo. La genìa dei Sacchi, degli Orrico, dei Maifredi, degli Zeman. Solo il primo ha vinto, ma non è un caso che il suo ultimo successo risalga a diciannove anni fa. Hector Cuper: ecco chi ricorda il gioco dell’Inter di Mourinho. Solo che Cuper era maledetto dal cielo, perdeva sempre in finale o all’ultima giornata, mentre Mourinho ha in bacheca una Champions vinta contro Deportivo in semifinale e Monaco in finale.

Ecco, fosse solo per il culo di Mourinho, varrebbe la pena di benedirla, la follia che ha fatto Moratti quando ha mandato via Mancini. Ma se parliamo di calcio, sogno il ritorno del Mancio. (Ps: spero con tutto il cuore che questo mio articolo, a fine anno, mi venga fatto mangiare. Lo digerirei benissimo).

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