Reagisce a una rapina, viene accoltellato

Preso. Si è nascosto a pochi chilometri dal luogo dell’attentato l’albanese che sabato mattina ha scaricato l’intero tamburo di un revolver contro un connazionale ad Acilia. Come se nulla fosse E.H. di 26 anni è rientrato a casa della moglie, S.B.M.H., 27 anni brasiliana, si è cambiato e poi si è messo a tavola. Tutto questo mentre D.I. 31 anni, precedenti per droga, viene sottoposto a un intervento chirurgico d’urgenza in seguito a una grave emorragia all’addome provocata da uno dei proiettili esplosi in via Clivo delle Case Basse, zona Monti di San Paolo. I carabinieri di Ostia l’hanno trovato in un appartamento in via Zumpano, a Centro Giano (Vitinia). All’arrivo dei militari l’uomo si è lasciato ammanettare. In cortile è stata trovata l’auto utilizzata per la fuga, una Ford Fiesta e una Lancia Musa. Arrestata anche la moglie per favoreggiamento mentre le accuse per il 26enne vanno dal tentato omicidio, al possesso illegale d’arma da fuoco e ricettazione. Ricercato il complice, un albanese senza fissa dimora, fuggito subito dopo la sparatoria. L’auto bruciata in via della Salvia, la Fiat Punto SW, servita per arrivare all’appuntamento, è risultata rubata il 19 maggio a Roma. Da chiarire il motivo del regolamento di conti che ha terrorizzato il quartiere. Nonostante gli inquirenti insistano sulla pista dei futili motivi, il sospetto che su un'azione studiata nei minimi dettagli ci siano questioni legate ad affari di malavita è più che reale. Succede tutto in una manciata di minuti, quando poco prima di mezzogiorno, il 31enne incontra E.H. e il suo amico in via Gabriele Malagrida. Nasce una discussione che degenera un istante dopo. Il 31enne si accascia a terra in una lago di sangue, gli attentatori salgono in macchina e ripartono sgommando. L’uomo barcolla ma ha la forza di salire in auto e dirigersi in ospedale mentre la zona viene circondata da carabinieri in assetto di guerra e centinaia di curiosi. In serata l’epilogo. Poche ore dopo e una rapina finita male in un bar di Fiumicino, «I Gabbiani», mette ancora una volta in primo piano la questione sicurezza. Si presentano in due, una donna di 33 anni e il suo compagno, G.S. di 36 anni, al cassiere del locale in via della Torre Clementina. Sono le 9 di sera. Vogliono il denaro contenuto nella cassa. Ma l’uomo non cede. A quel punto il rapinatore, cacciavite in mano, lo minaccia: «Dacci i soldi sennò ti sventriamo». Un cliente, Vittorio C., 44 anni, lascia sul banco il caffè che sta bevendo per difendere il titolare. Si mette in mezzo per evitare una tragedia. «Andate via altrimenti chiamiamo la polizia». L’uomo brandisce il giravite come fosse un coltello, gli occhi iniettati di sangue. Un attimo e l’arma affonda nell’addome del 40enne che crolla sul pavimento. Mentre un’ambulanza lo trasporta al Grassi, i militari organizzano una caccia alla coppia di balordi. Vengono setacciate tutte le strade che portano dalla banchina alla foce del Tevere.

Durante la notte, finalmente, il fermo per i due Bonnie & Clyde di Fiumicino. Il coraggioso avventore, dopo esser stato operato alla milza, è ricoverato in terapia intensiva. Le sue condizioni, fortunatamente, non sono gravi e la prognosi è di 30 giorni.

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