Cronache

Il realismo degli studiosi "Inutile salvare il panda"

Molte specie sono ormai condannate. Meglio concentrare gli sforzi su animali che hanno più possibilità di sopravvivere

Il realismo degli studiosi "Inutile salvare il panda"

La natura è spietata, noi siamo frutto della natura, noi siamo spietati. Se il sillogismo regge dovremmo avere il coraggio di abbandonare al loro destino numerose specie animali per le quali stiamo gettando via tempo e denaro potenzialmente utili per la conservazione di specie meno famose, ma altrettanto meritevoli di salvezza.

È il pensiero che occupa la mente di numerosi conservazionisti e che viene oggi sintetizzato dal Dr. Murray Rudd, uno studioso di economia della conservazione biologica alla York University. Il ricercatore ha sintetizzato il lavoro di oltre seicento studiosi e lo ha pubblicato su «Conservation Biology». Oltre la metà di questi scienziati, che si occupano di conservazione delle specie animali, si trova oggi concorde nell’affermare che l'idea di dedicare la maggior parte degli sforzi per salvare specie quali il Panda gigante o l'Orso Polare è scorretta dal punto di vista biologico. Secondo loro occorre fare un «triage» delle specie, prima di valutare se valga la pena dedicare loro soldi e tempo per tentare di salvarle. In campo medico il «triage» è l'insieme di quelle indagini che permettono al medico di inserire in una scala di gravità il paziente che accede al pronto soccorso. Calcolando quanto accadrà nel prossimo secolo, a livello di perdita degli habitat, aumento della popolazione umana e cambiamenti climatici, appare del tutto inutile tentare di salvare dall'estinzione il Salmone atlantico. Dopo decenni di pesca indiscriminata, il Canada ha speso milioni di dollari, per tentare di recuperare questo pesce, ma gli sforzi non sono stati coronati dal successo. «E se tutti quei soldi» si chiedono gli scienziati che hanno partecipato alla ricerca condotta da Rudd «fossero stati impiegati per salvare altre specie più realisticamente salvabili?».
Questa controversa e apparentemente provocatoria idea del «triage», da effettuare prima di spendere soldi ed energie su una specie ormai condannata, non è nuova ed è discussa da molti anni nelle sedi della comunità scientifica. Solo oggi però, chi la sostiene ha il coraggio di venire allo scoperto, dichiarando apertamente che è una follia salvare il Panda gigante, quando ha ormai perso la sua battaglia di sopravvivenza in natura e la specie ha un giudizio di «prognosi infausta». Ancora buona parte della stessa comunità invece, giudica impossibile e soprattutto immorale dare giudizi sulle delicate interazioni delle specie animali con il loro ecosistema naturale. Troppo scarse le nostre conoscenze per condannare l'Orso polare e assolvere l'Orice. C'è un messaggio univoco però da parte di tutti gli scienziati che hanno partecipato allo studio: stiamo assistendo ai prodromi di un'estinzione di massa. I ricercatori hanno il dovere di mettersi d'accordo sulle migliori opzioni di conservazione delle specie e i politici devono concedere loro il giusto credito. Il problema, a mio avviso, è che noi siamo uomini, troppo spesso crudeli e spietati ma talvolta dotati di un cuore.

E abbandonare il Panda o la Tigre al loro destino è una decisione lacerante che va forse oltre ogni logica scientifica.

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