Cultura e Spettacoli

La realtà va ancora sulla vecchia tv

Tutto accade sulle reti tradizionali. Sprofondati nella bellissima bolla dei canali pay, ci siamo persi la telefonata del premier a Lerner, i bisticci della Santanchè ad "Annozero", le urla di Sgarbi a "Matrix"

La realtà va ancora sulla vecchia tv

Pensavamo di averne diritto e quindi l’abbiamo imprudentemente fatto. Tornando a casa, le sere scorse, ci è capitato di non avere più voglia di niente. Dopo giornate che parevano un rodeo (tra crisi di governo, procure, attentati, sex gate), speravamo solo a scendere dal toro, sfilarci gli stivali, riposare la schiena. Perciò ci siamo sprofondati nel divano, abbiamo afferrato quei telecomandi panciuti, collaborativi e avveniristici e li abbiamo usati, di fatto, per scollegarci dal mondo. Abbiamo vagato un po’ per l’America degli anni Cinquanta, un po’ per la Manhattan delle fashion victim, un po’ per l’Amazzonia dei documentari, un po’ per i pupazzi dei cartoni animati, un po’ per il vario mondo dei grandi film di sempre. Palleggiando tra Mediaset Premium e Sky ma evitando accuratamente il notiziario «a rullo» di Sky Tg24. E ci siamo sorpresi a pensare che è bellissima questa cucina fatta di scatolette e pasti riscaldati al microonde rispetto a quella di quegli instancabili cuochi della tv generalista che ogni sera si scervellano su come metterci a tavola con piatti freschi preparati al momento, sforzandosi di intercettare i nostri gusti, usando i frutti di stagione, concentrandosi su come sollecitare, fin dalla mattina, il nostro desiderio. Eravamo lì, a mente scollegata, a masticare la nostra sacrosanta porzione di precotto obnubilati in una bolla di irrealtà senza che nulla sollecitasse il nostro senso di responsabilità civile, senza che nessuno venisse a bussare al nostro senso di indignazione, senza che qualcosa ci chiamasse alla «lotta». Intanto però, sulla tv generalista, tradizionale e «superata», stava andando in onda il mondo. E noi ce lo stavamo perdendo. Per esempio: Daniela Santanchè litigava con Vauro e abbandonava Annozero, Floris rifiutava una telefonata in diretta di Silvio Berlusconi a Ballarò, Gad Lerner accettava in diretta una telefonata del premier a L’Infedele, Mentana intervistava la Santanchè e lei rivolgeva un gestaccio (il dito medio) alla Littizzetto, Vittorio Sgarbi litigava con Paola Concia a Matrix... insomma... Andava in onda la vita e noi non ne sapevamo nulla.
È stato bellissimo. Ed è stato bruttissimo. La vetusta tv generalista (quella che sta in diretta dalle otto della mattina alle 23 della sera, salvo l’eccezione di qualche appuntamento fisso come Amici, Il Milionario, Affari tuoi...) sembrava una via del centro piena di traffico, smog e rumori. Mentre noi stavamo nel silenzio di una città satellite con piscina, green e campi da tennis: peccato che di lì il mondo non passasse. E allora ci è venuto in mente quello che per Massimo Donelli (direttore di Canale 5) è diventato quasi un mantra, nonchè, secondo alcuni, una piccola ossessione: «Il palinsesto è materia viva». Già, sette canali vivi, un ristorante sempre aperto e di là noi, con davanti i piatti freddi decisi un mese prima che si arroventano e rischiano di bruciare solo quando va in onda il calcio. La verità è che non manderemo mai in pensione i canali tradizionali, né manderemo mai in pensione i suoi volti, quei personaggi che, a furia di dimistichezza e affezione, sono più nostri degli altri e che infatti abbiamo imparato a chiamare per nome: perché la De Filippi è Maria, la D’Urso è Barbara, la Marcuzzi è Alessia; e perché Frizzi è Fabrizio, Mentana è Chicco, Scotti è Gerry. E perché Mike è sempre stato solo Mike, e perché per il pubblico, Fiorello, un cognome nemmeno ce l’ha. Sono i vicini di casa della casa accanto, quella di vetro. Per chi abita nella generalista. Nel residence di lusso tutto questo non succede, nella città del futuro i vicini non li vedi quasi mai, la realtà non bussa, la vita non arriva a infastidirti. È un meraviglioso non luogo. Che ci ovatta, ci protegge, ci allontana.

Solo che noi non siamo ancora pronti a toglierci dalla «lotta».

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