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«La reazione di Bruxelles è la via giusta»

Professore, come si è creata questa crisi? chiediamo ad Alberto Quadrio Curzio, economista di fama, legato ai valori dell’economia reale più che a quelli della finanza.
«Ricordo un’immagine evocata da Giulio Tremonti, quando parlava di un videogioco in cui i mostri si susseguono l’uno dopo l’altro, se ne abbatte uno e ne rispunta un altro. Ecco, siamo al terzo mostro».
In che senso?
«La crisi è nata negli Stati Uniti nel 2008, quando è scoppiata la bolla immobiliare. L’eccesso di indebitamento delle famiglie, trasformato e cartolarizzato dalle banche, si è propagato all’intero mercato finanziario».
E questo era il primo mostro.
«La situazione si è poi ribaltata drammaticamente sull’economia reale, prosciugando i flussi dei finanziamenti delle banche alle aziende e provocando una contrazione dei consumi. Il 2009 ha avuto un brutto assetto recessivo. Il numero che è più emblematico è quello del commercio mondiale, crollato del 14% in un solo anno. Molti Paesi hanno dovuto fare interventi enormi di spesa pubblica per salvataggi e sostegni. Era il secondo mostro».
E il terzo?
«È quello attuale. Sono cresciuti debito e deficit degli Stati. La crisi è stata innescata dalla piccola fessura greca, nella quale la speculazione si è infilata e con operazioni di leva l’ha resa grande».
Piccola?
«Sì, la Grecia nel 2010 doveva rifinanziare 50 miliardi di debito pubblico, che è più o meno l’importo ora messo a disposizione da Unione europea e Fmi. Forse si poteva contenere tutto entro la normalità: ma occorreva che l’intervento fosse immediato, dando tranquillità ai mercati, che avrebbero continuato a finanziare a tassi accettabili i titoli greci».
Invece?
«Invece l’Unione europea ci ha messo 4-5 mesi prima di intervenire. Ha mostrato lentezza e scarsa coesione. Così il rischio dalla Grecia ha portato sospetti anche su Portogallo e Spagna. Le ultime due settimane sono state pazzesche, ora si fanno i conti delle salme».
Come se ne esce?
«Difficile da dire. Ma l’Unione europea la notte scorsa ha dato finalmente un segno di compattezza forte, tardivo ma forte. La falla in Europa c’è, perché con l’euro e la Bce possiede una politica monetaria, ma non quella finanziaria né quella fiscale. I vecchi Stati avevano tutti e tre questi strumenti. Oggi il sistema è asimmetrico, e rende gli strumenti monchi».
E quindi?
«Io dico da anni, in sintonia con Tremonti e con Jacques Delors, che l’Unione europea deve poter emettere Eurobond, titoli di debito pubblico. Domani (oggi, ndr) i ministri dell’economia dell’Euroguppo si incontrano con il presidente della Bce. Io credo che la Bce potrà comperare titoli di Stato sul mercato, e questo dovrebbe ridurre la speculazione. Sarà un passo importante. La Bce potrà fare come la banca centrale degli Stati Uniti, che in passato ha comprato di tutto».
Quanto durerà questa crisi?
«Questa settimana sarà cruciale. Lo diranno le dinamiche dei mercati. Se la Bce comprerà titoli di Stato, sarà una grande novità che potrà diffondere tranquillità.

Il messaggio giunto dal vertice Ue è di forte determinazione per la difesa dell’euro».

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