Rebus alla Giustizia

Il conto alla rovescia è cominciato. Angelino Alfano è segretario del Pdl, ma resta Guardasigilli. Lasciare non è facile e non lo sarà nemmeno per lui. «Me ne andrò - ha spiegato - quando avrò completato l’iter legislativo del nuovo codice Antimafia e la semplificazione dei riti». Il distacco potrebbe prolungarsi per settimane, forse per mesi. Probabile che Alfano si dimetta a fine estate, anche se non è da escludere un’accelerazione. Il doppio incarico, segretario di partito e ministro della giustizia, ha un poker di precedenti nella storia repubblicana: Palmiro Togliatti, poi Guido Gonella, per pochi mesi segretario della Dc nel 1953, quindi Oliviero Diliberto che nel ’99 da segretario dei Comunisti italiani si sedette alla scrivania che era stata di Togliatti e infine Clemente Mastella, leader dell’Udeur, le cui dimissioni a inizio 2008 innescarono la fine del governo Prodi.
Certo, chi va a via Arenula prende il timone di una nave in tempesta. Quel posto, almeno da Mani pulite in poi, è nel mirino della magistratura e del partito dei giudici che negli ultimi vent’anni hanno avuto sempre un rapporto conflittuale con la classe politica, a maggior ragione quella targata centrodestra. Il tutto fra inchieste, arresti e scioperi contro ogni tentativo di riforma. Una situazione incandescente. Ecco perché il primo nome accreditato nelle scorse settimane per il dopo Alfano, quello del vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, è sparito dagli elenchi del totoministro: Lupi si sarebbe elegantemente defilato. Anche perché avrebbe intuito che il Cavaliere ha maturato idee diverse. Ora in pole position c’è Anna Maria Bernini, avvocato civilista, docente di Diritto comparato e figlia d’arte: il padre Giorgio è titolare di un avviatissimo studio legale a Bologna ed è stato ministro per il Commercio estero nel primo governo Berlusconi. Curiosamente la Bernini venne scoperta a suo tempo da Gianfranco Fini ed è amica di Pier Ferdinando Casini. Problema: la Bernini non sarebbe particolarmente gradita al presidente Napolitano che preferirebbe un luminare del diritto o un politico navigato, oltretutto in un momento delicatissimo di conflitto istituzionale.
In realtà nella complicata partita per la poltrona di via Arenula circolano anche altri nomi dal profilo più tecnico, ma la loro candidatura per un motivo o per l’altro non è decollata. Fra questi l’avvocato Paola Severino, un peso massimo della classe forense italiana, ma anche una figura di raccordo sulla frontiera centrista della maggioranza, e Augusta Iannini, ferratissimo capo dell’ufficio legislativo di via Arenula e moglie di Bruno Vespa.

La domanda che circola in parlamento è molto semplice: perché mai la Severino dovrebbe andare a sedersi su una poltrona così scomoda, rinunciando ad una carriera colma di successi e soddisfazioni?
Si torna così ad una rosa estratta dalla classe dirigente del Pdl: l’ex presidente della Commissione affari costituzionali della camera Donato Bruno, l’avversario più pericoloso per la Bernini, ancora Francesco Nitto Palma, magistrato di lungo corso e oggi sottosegretario all’Interno, infine il sempre più in evidenza Maurizio Paniz, penalista molto vicino al premier. Chissà, Berlusconi ascolterà sicuramente i consigli di tante persone, fra cui il suo difensore Niccolò Ghedini, poi potrebbe anche pescare un nome a sorpresa. L’attesa logora. Alfano, per ora, va avanti.

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