Pato è arrivato. Con la sua faccia da bambino, piena di brufoli, scortato dai genitori e negli occhi la voglia di bruciare le tappe. «So che Ronaldo e Kakà mi accoglieranno a braccia aperte» la sua certezza; è la prima, forse ancora l’unica dopo la conferma della sua presenza a Kiev, nell’amichevole di giovedì in Ucraina. «Lavorerò tanto per onorare la maglia numero 7 che è stata di Shevchenko», la seconda promessa per la quale ha qualche mese a disposizione: lo rivedremo in campo a gennaio. Gilardino è ancora sotto choc, come hanno dimostrato le immagini televisive successive alla sua sostituzione: gli occhi persi nel vuoto e sul labiale qualche imprecazione legittima (non gliene va bene una, pensate alla parata d’istinto di Frey sulla sua sponda). Donadoni l’ha escluso dalla nazionale ed è stato un grave peccato d’ingenerosità del ct, ma il Milan ha fatto finta di niente. Invece Adriano Galliani è intervenuto sui fischi di San Siro. «La gente è viziata e non ti perdona niente, con lui il pubblico è stato ingeneroso» la frase del dirigente berlusconiano, preoccupato quanto basta dalle perfomance del centravanti. Tanto da dichiarare, subito dopo, che Adriano rossonero «è fantacalcio, Moratti non lo cederà mai a noi, altrimenti lo avremmo già preso», che non è proprio una frase fatta apposta per cementare l’umore di Gilardino.
Ma tant’è, il ragazzo deve riprendersi da solo. Allora: Pato è arrivato, Gilardino è sempre sotto choc, motivo in più perché l’assenza di Ronaldo dall’immediato presente del Milan diventi uno degli argomenti all’ordine del giorno. «Ha dolore e finché non sarà al 100% non lo rischiamo», la dichiarazione programmatica del vice-Berlusconi, correzione della rotta indicata da Ancelotti domenica pomeriggio, non un secolo fa, quando promise che «Ronaldo giocherà a Kiev» cioè domani, nell’amichevole. E invece niente.
D’accordo, ha anche un po’ paura Ronaldo, ma c’è dell’altro. E cioè che la famosa pallina fibrotica scoperta dalla quarta ecografia in sequenza eseguita a Milanello doveva essere «letta» in anticipo e dare al fastidio tradito da Ronaldo un riferimento preciso: avrebbe evitato errori nel pronostico del ritorno dell’eroe e messo il silenziatore agli annunci ad effetto del responsabile di Milanlab, forse nell’intento di legittimare il costo salato della struttura che è, invece, decisiva e strepitosa nei risultati della preparazione specifica dei singoli atleti. Se Ronaldo poi ha cominciato a frenare, improvvisamente, lui che vorrebbe spingere sull’acceleratore, vuol dire che negli ultimi tempi, relativamente all’infortunio, ha perso un po’ di fiducia e ha cominciato a fidarsi solo del suo ginocchio (sinistro). Il 1° agosto, dopo la risonanza magnetica, il responso fu: «Niente di grave, tra qualche giorno riprenderà». È passato più di un mese.
Domenica mattina, Ronaldo si è allenato col resto della squadra. «Un allenamento bellissimo», riferisce Daniele Tognaccini. Ma il Fenomeno, alla fine, ha continuato a scuotere la testa. «Non mi sento sicuro», la spiegazione. Pensa cioè che il fastidio provocato dalla pallina fibrocistica possa procurargli altri acciacchi, altre noie al maltrattato ginocchio sinistro.
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