da Torino
Quattro partite per sognare ancora una qualificazione europea appesa a un filo. Poi, probabilmente, il redde rationem: Carlo Recalcati, ct dell'Italia del basket, ieri era a Torino per presentare la partita del 17 settembre contro la Bulgaria. Sarà l'ultima del girone, potrebbe anche essere l'ultima della sua gestione. Lui però non ci sta a sedere sul banco degli imputati: «Abbiamo vinto una sola partita su quattro (contro la Finlandia, perdendo contro Serbia, Ungheria e Bulgaria, ndr) ma resto convinto che, magari attraverso i successivi spareggi, ci qualificheremo per gli Europei 2009. Se poi non succederà, qualcuno tirerà le somme. Sicuramente non mi dimetterò: non ho rubato nulla».
L'analisi del tecnico azzurro è spietata e non risparmia nessuno: «Il nostro movimento produce pochi giocatori. Ci sono troppi stranieri in serie A, è vero: ma non è certo quella l'unica ragione. In tanti si sono beati delle medaglie vinte ad Europei e Olimpiadi, ma non si è mai programmato nulla. Io ho rotto le scatole finché ho potuto: il mio mestiere è però quello di allenare, non di fare le riforme. A un certo punto mi è stato detto che le cose sarebbero potute "cambiare dello 0,005%": ho preso atto». L'idea era chiara: «Avevo proposto di strutturare un vero campionato Under dedicandogli magari una categoria, B2 o C1 poco importa. Con almeno sette Under 22 in rosa, cinque avrebbero giocato sempre: mi hanno risposto che non si poteva fare, inserendo un paio di Under nelle varie categorie e spacciando il tutto come "riforma Recalcati". Risultato: quasi nessuno di loro mette piede in campo».
Quanto a Bargnani e Belinelli (Gallinari è infortunato), "prigionieri" di Toronto e Golden State, arriva una mezza assoluzione: «La volontà del singolo conta fino a un certo punto: alcuni club esercitano tutta la loro pressione pur di convincere i loro giocatori a non andare in Nazionale.
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