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IL RECINTO

IL RECINTO

Mi spiace per la mia cara amica Stefania Prestigiacomo ma resto totalmente contrario, tale è il mio rispetto per le donne, a fissare una quota riservata alle donne nelle liste elettorali. E ieri il governo è andato sotto alla Camera proprio sulla proposta di legge governativa di fissare una quota del 30 per cento destinata alle donne come una riserva indiana. Il governo è andato sotto e Berlusconi ha già annunciato che darà comunque spazio alle donne nelle liste del suo partito e del centro destra il che è un’eccellente idea se ci sono buone candidate e una cattiva idea se ci sono mediocri candidate.
La legge è stata bocciata grazie ai franchi tiratori del centro destra i quali si sono dunque manifestati solo in occasione di questo voto mentre sono stati disciplinatissimi e compatti sulla riforma proporzionale. Ma il fatto è che molti di noi oggi provano un grande imbarazzo perché i cittadini di sesso femminile non meritavano l’umiliazione di essere contate come pecore per finire in un recinto detto quota.
In America questa storia delle quote, la affirmative action è tramontata nel fastidio generale da molto tempo e a nessuno passa più per la testa di riproporla. Le donne e gli uomini di tutte le democrazie del mondo occidentale rigettano con rossore l’idea che alcuni rappresentanti del popolo possano essere imposti per il loro sesso. Tutti sanno che se nel Parlamento italiano vengono elette poche donne ciò accade perché la maggioranza delle elettrici non scelgono istintivamente e ciecamente dei candidati donna. Io se fossi stato israeliano ai tempi di Golda Meyr, avrei votato Golda Meyr. E avrei votato Indira Ghandi in India, Margaret Thatcher in Gran Bretagna e Angela Merkel in Germania. E non perché si tratta di donne, ma perché sono o sono state dei grandi leader. Magari avessimo in Italia un nerbo di donne competenti brave e capaci come Letizia Moratti che potrebbe essere un eccellente Primo ministro in Italia.
L’idea infatti che alcuni cittadini possano vedersi assegnati dei posti, qualsiasi posto, attraverso quote riservate (sia pure quelle dei candidati da votare) è secondo molti, tra cui chi scrive, barbarica, irrispettosa, sessista e potenzialmente razzista. Equivale a dire: povere care, con le vostre forze e tutti i vostri limiti voi non riuscirete mai, ma ecco qui dei generosi maschi che pur non riconoscendovi alcuna qualità (altrimenti non lo avremmo fatto) abbiamo deciso di riservarvi graziosi spazi tutti vostri. Suvvia, da nessuna parte nel XXI secolo si accetta l’idea da capanna dello zio Tom per cui si deve lasciare il posto a persone implicitamente considerate minori e per questo insultate. Le donne non sono affatto minori e non hanno alcuna voglia di essere considerate orrendi «fiocchi rosa». A parer mio il governo ha sbagliato a cedere ad una proposta demagogica che le femministe ormai scomparse (ci vorrebbero ogni tanto: dove diavolo siete finite vecchie amiche ribelli?) avrebbero rifiutato con scherno e con sdegno.
In Italia le donne che vogliono fare politica, fanno politica. E di solito il peggior nemico delle donne in politica sono le altre donne che innalzano barriere. Le donne sono in politica sia in Europa che in America, Australia, India, Russia, Cina, sono talvolta primi ministri e quando occorre fanno la guerra. Nessuno sente il bisogno di creare un recinto di donne che siedono nelle Camere a causa del loro sesso. Ci sentiamo di dire che questa idea non è liberale e sa di vecchio ideologismo lontano un miglio.
p.

guzzanti@mclink.it

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