Record di espulsioni dall’Italia: oltre 6mila rimpatri in tre mesi

Mourad Trabelsi è il nome da prima pagina, ma gli altri 6.635 immigrati irregolari espulsi negli ultimi tre mesi fanno più che mai notizia. Il provvedimento di estradizione in Tunisia, firmato nei giorni scorsi dal ministro degli Interni Maroni e indirizzato all’ex imam della moschea di via Massarotti a Cremona - condannato con sentenza passata in giudicato per terrorismo internazionale di matrice islamica - è il segnale della nuova marcia sull’immigrazione illegale.
Nessuna promessa, nessun proclama: stavolta parlano i numeri. Quelli ufficiali del dipartimento di Pubblica sicurezza, che tira le somme di sbarchi clandestini e rimpatri coatti. Infatti superano abbondantemente quota 10mila gli stranieri finora allontanati dal territorio italiano, oltre la metà solo dal 1° settembre al 10 dicembre. Per chi ama statistiche e confronti, una cifra pari al 235 per cento in più rispetto agli immigrati passati per i Cpt nell’intero 2007. A questi vanno aggiunti i 1.816 clandestini sorpresi in flagranza dalla polizia di frontiera marittima negli ultimi tre mesi mentre cercavano di introdursi in Italia dal fondo di un barcone, gettati nella stiva di un cargo merci, nei porti di Venezia, Ancona, Bari, Brindisi e provenienti dalla Grecia, dove sono stati rispediti. 578, invece, i voli charter fatti decollare verso l’altra sponda del Mediterraneo nello stesso periodo, 391 dalle coste siciliane e 187 dalla Sardegna. Duro colpo assestato alla criminalità organizzata, considerate le 438 persone arrestate perché implicate nel traffico e nello sfruttamento di esseri umani.
Riassumendo, quasi 12mila soggetti «effettivamente» espulsi dal suolo nazionale nel 2008 (mese di agosto escluso). Ecco perché la Lega gongola: «Da settembre 90 espulsioni al giorno. Finalmente si fa sul serio», ripetono dati alla mano. Gli accordi bilaterali con i Paesi di partenza stanno dando i primi frutti. Meno di cinque mesi fa il capo della Polizia, Antonio Manganelli, riferiva alla Camera: «Lo scorso anno su 33.897 clandestini fermati che avrebbero dovuto essere avviati ai Centri di permanenza temporanea, hanno trovato posto nelle strutture solo 6.366 persone: gli altri 27mila sono stati destinatari di un foglio di via, non accolto nella stragrande maggioranza dei casi». In altre parole, un «perdono sul campo» con tanto di timbro della Repubblica. Va detto, poi, che nemmeno nei casi in cui si riesca a trovare l’opportuna sistemazione all’interno dei Cpt, le espulsioni vanno sempre a buon fine. Tutt’altro. Un dossier dal centro milanese di via Corelli, ad esempio, rivela che su 1.100 «ospiti» transitati (al costo per lo Stato di circa 230 a notte, ndr) da gennaio a settembre di quest’anno, soltanto in 540 hanno davvero lasciato il nostro Paese. Il resto delle procedure si perde tra ricorsi, burocrazia e scadenza dei termini.
Maroni intanto mette in allerta i suoi uffici, mobilita la macchina amministrativa, quasi triplica quanto fatto durante il precedente esecutivo. Modificata la denominazione dei Cpt in Cie (Centri di identificazione e espulsione) ed esaminata l’ipotesi di prolungarne i tempi di permanenza degli immigrati, il titolare del Viminale mette sul piatto 233 milioni e 160mila euro per dieci nuove strutture da 4.640 posti aggiuntivi (oggi sono disponibili 1.160). Ma, avverte lo stesso Maroni, «sul dove e il come voglio decisioni condivise».
A proposito di quelli che partono con biglietto di sola andata, adesso tocca anche ai rom.

C’è la stima del sottosegretario agli Esteri, Margherita Boniver: «Almeno 60mila i nomadi che hanno abbandonato l’Italia da quest’autunno, cioè da quando sono stati ultimati censimenti e controlli negli insediamenti di Milano, Roma e Napoli. È quasi bastato l’effetto-annuncio. Gente non in regola, subito scappata via». Dove? In Spagna, soprattutto.
giacomo.susca@ilgiornale.it

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