Il record di Israele: zero kamikaze nel 2009

Per Israele, il 2009 è stato il primo anno in decenni senza attentati suicidi. Mentre aumenta il panico per nuove azioni terroristiche contro obiettivi internazionali in seguito al fallito attacco di Natale sul volo Amsterdam-Detroit, l’intelligence locale annuncia un calo delle azioni terroristiche contro israeliani rispetto agli anni precedenti. Nel 2009, secondo un rapporto di pochi giorni fa dallo Shin Bet segnalato dal sito Missionline.org, i servizi segreti interni, sono morti 15 israeliani, contro i 36 del 2008; cinque sono stati uccisi in attacchi originati in Cisgiordania; gli altri dieci erano soldati morti nell’operazione Piombo fuso, condotta dall’esercito nella Striscia di Gaza nel 2009 in risposta al lancio di razzi Kassam su Israele da parte dei miliziani palestinesi. I numeri delle vittime palestinesi in Cisgiordania nel 2009, forniti dalle Nazioni Unite, concordano con la tendenza positiva: 27 morti, meno della metà dell’anno prima. C’è un grande contrasto però con i numeri dei morti nell’operazione Piombo Fuso durata tre settimane: 1.166 vittime palestinesi secondo Israele; 1.355 per l’Onu.
I vertici dell’intelligence israeliana sono d’accordo con molti analisti locali: la contestata operazione Piombo Fuso, che ha attirato le forti critiche della comunità internazionale per il numero di vittime civili, avrebbe indebolito Hamas, il gruppo palestinese che dal 2007 controlla la Striscia: nel 2009, i lanci di razzi Kassam sul territorio israeliano sono scesi da 2.048 a 566 (160 dopo l’operazione). Come spiega al Giornale Shlomo Brom, ricercatore all’università di Tel Aviv ed ex capo della pianificazione strategica nell’esercito israeliano, la minaccia terroristica nel Paese è locale, legata alle relazioni con i palestinesi e non alle attività di una rete globale come Al Qaida: dalla Striscia, controllata da Hamas e sotto embargo, il problema sono i razzi Kassam. «Abbiamo pagato un alto prezzo politico - dice Ephraim Kam, vice direttore dell’Institute for National Security Studies di Tel Aviv - ma l’operazione Piombo Fuso è servita a ricreare la deterrenza israeliana e a diminuire i lanci». In Cisgiordania, la situazione è diversa: «C’è calma da quasi otto anni - spiega Brom - grazie al lavoro delle unità di controterrorismo israeliane, alla costruzione della barriera, ma anche alla collaborazione delle forze di sicurezza palestinesi sostenute dagli americani e dall’Unione europea».
Negli ultimi anni, l’esercito israeliano presente nei Territori palestinesi ha ceduto in parte il controllo di alcune città della Cisgiordania alla polizia dell’Autorità nazionale e il presidente Abu Mazen appoggia la collaborazione tra la sua Anp e Israele contro il terrorismo.

Ma il raìs ha da poco annunciato che non si ricandiderà al prossimo voto presidenziale, rischiando così di creare un vuoto di potere politico capace di innescare nuove violenze. L’intelligence israeliana, nonostante i numeri postivi, non è dunque rilassata. E a Gaza, secondo i suoi vertici, Hamas si starebbe riarmando utilizzando nuovi tunnel sotterranei al confine tra la Striscia e l’Egitto.

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