Record tarocchi? Via i super costumi

RomaFinalmente via i veli. Chi crede che il nuoto sia sport immacolato dal doping? Pochi e nessuno. Gli atleti meno degli altri. È stato chiaro Milorad Cavic, il velocista croato che deve vedersela con Superhulk Bernard, il francesone tanto somigliante a Ben Johnson, non a caso. «Io sono pulito, gli altri non so». E così Cesar Cielo, il razzo brasiliano: nessuna accusa, ma nessuna certezza. Filippo Magnini strizza l’occhio dai giorni di Pechino: lui così mingherlino rispetto ad altri.
Ieri il venticello del dubbio ha preso a soffiare su Roma e sui mondiali quando il medico della nazionale australiana è stato pescato con una valigia piena di medicinali ad effetto doping, taluni anche scaduti, proprio mentre sono cominciate le picconate contro quell’altro doping che viaggia sotto le mentite spoglie della tecnologia. Da due anni il nuoto parla di costumi high tech più che di atleti. Qualcosa non va. A Roma si rischia l’ennesimo effetto tarocco.
E allora, dopo aver liberalizzato di tutto e di più per questi campionati, averci fatto assistere allo sconcio di centinaia di record del mondo polverizzati senza capire quanto realmente valgano, aver gonfiato artificiosamente la spettacolarità dei Giochi di Pechino, la Fina ha mantenuto l’impegno della marcia indietro per la prossima stagione. E dunque basta con i costumi in poliuretano, nati per interessi esclusivi di business, bolle d’aria grazie alle quali gli atleti galleggiano meglio e mettono i razzi. Dal gennaio 2010 si tornerà ai costumi in tessuto, con regole e taglio uguale per tutti (spalle e braccia scoperte, calzoncini al ginocchio). «Il modello ideale è il costume usato da Michael Phelps», ha sintetizzato Paolo Barelli, presidente della federazione italiana e segretario generale di quella internazionale. «E io sono felice che il nuoto torni ai nuotatori. Da oggi non discutiamo più di costumi, ma solo di gare», ha ribattuto Michelone, quasi parlasse a nome di tutta la compagnia. Ora potrebbe esserci anche una rivisitazione dei record con tanto di accantonamento. Comunque un ricominciare daccapo. Idea che sta frullando in qualche testa, a cominciare da quella di Barelli.
Ecco, se un antidoping tira l’altro, la vigilia del nuoto in vasca ha tenuto tutti svegli inseguendo i dubbi e le conferme circa la storia che ha coinvolto Michael Makdissi, medico della nazionale australiana, trovato (ma pare si sia presentato spontaneamente ai controlli) con una valigia contenente sostanze dubbie. Lecite o non lecite? Questo è il problema. Secondo la federazione internazionale il dottore avrebbe violato la legge italiana avendo medicinali scaduti, quindi pericolosi. Ma c’erano pure farmaci per l’asma, stimolanti e corticoidi. Medicinali approvati dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping, per uso terapeutico, ha sottolineato la federazione australiana. In questi casi l’uso terapeutico è la miglior scusa per salvare la faccia. Vecchia storia un po’ scontata.


Il mondo ufficiale del nuoto lo ha definito un incidente di percorso, ma quanti sono i medicinali ad uso terapeutico che nascondono altro tipo di terapie? Non c’è bisogno di pescare una cinese con l’ormone della crescita in borsa (Perth ’98) per supporre che non bastino i costumi per filare come jet.

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