Reddito minimo garantito Ma a pochi intimi (e pazienti)

Reddito minimo garantito? Sì, ma per pochi intimi. A lanciare l’allarme sulla pochezza della misura di sostegno diretto al reddito per inoccupati, disoccupati o precariamente occupati prevista dalla Regione Lazio, è il consigliere regionale Donato Robilotta. Il capogruppo dei Socialisti Riformisti verso il Pdl punta il dito contro le misure attuative della legge regionale 4 del 20 marzo 2009 sostenendo che «sulle 120 mila domande presentate solo 10 mila hanno ottenuto il sussidio». Numeri che non hanno bisogno di commenti. Ma a far saltare i nervi di molti dei beneficiari del contributo economico - il cui importo massimo è calcolato in 7 mila euro l’anno, pari a 583 euro mensili - sono stati alcuni ritardi che hanno fatto slittare la procedura. Inizialmente, l’erogazione concreta delle somme di denaro era stata fissata, come limite massimo, a dicembre. In realtà, per parecchie settimane, sul sito dello sportello welfare della provincia di Roma (www.sportellowelfare.provincia.roma.it), dove dovevano essere pubblicate le graduatorie, è apparso l’avviso che il tutto era slittato a causa di alcuni ritardi dovuti a una parte delle amministrazioni comunali interessate. Dalla data del 5 novembre, i tanto sospirati elenchi delle domande ammissibili - che non comportano però l’automatica ammissione al reddito minimo garantito - sono arrivati intorno alla metà di dicembre. Ma districarsi tra le graduatorie è più difficile di trovare un ago nel classico pagliaio. La prima graduatoria provvisoria - che va dal numero 1 al 6900 - quella relativa ai cosiddetti «convocati», non permette di stappare spumante. Infatti, l’ammissione al sussidio avverrà solo in seguito alla pubblicazione della graduatoria definitiva da parte dell’apposita commissione che si basa sul «riscontro della veridicità delle dichiarazioni rilasciate dai richiedenti in sede di domanda», della stipula del «patto di servizio» e della «verifica della compatibilità delle risorse finanziarie disponibili». Insomma, di soldi per ora neanche a parlarne. Il primo passo è di presentarsi nel giorno e ora indicati, presso il centro per l’impiego di riferimento e poi si vedrà. Gli appuntamenti sono fissati, sino a metà gennaio, a ritmo serrato in tutto il territorio della provincia di Roma. Chi appartiene al secondo elenco, le «riserve», un esercito di 29 mila persone, pur avendo presentato una domanda formalmente corretta, ha poche chance di ottenere il contributo economico. La speranza è che, oltre al vil denaro, avvengano parecchie esclusioni dal primo elenco. Mors tua vita mea, dunque. Quelli della terza graduatoria - le domande non ammissibili - possono mettersi pure l’anima in pace. Uno dei motivi di esclusione più contestato è quello relativo all’età. La legge regionale fissa infatti paletti rigidi - dai 30 ai 44 anni - che a molti non sono andati giù.

Altri invece si lamentano per la prevalenza nei criteri per la formazione delle graduatorie data al «sesso femminile» e per le eccessive spese - più di 80 mila euro - che la Regione ha improntato fino a ora per la divulgazione della normativa.

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