Politica

«Referendum, no al trionfalismo Ci impedisce di capire la società»

nostro inviato a Venezia
Che cosa c’entra il risultato del referendum sulla fecondazione assistita con il confronto tra Occidente cristiano e islam? C’entra, c’entra perché, spiega il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, «il risultato referendario dimostra che una parte consistente del popolo italiano vive ancora un riferimento ai fattori costitutivi dell’esperienza umana elementare» e perché a suo dire proprio a partire da questa esperienza l’uomo post-moderno, che si trova a vivere in un contesto multiculturale, può dialogare e confrontarsi con gli altri uomini e gli altri popoli anche se lontani anni luce dalla nostra mentalità e cultura. Il patriarca ha concluso due giorni di lavori della redazione di Oasis, la rivista semestrale pubblicata in quattro lingue che affianca un centro studi e un sito internet (www.cisro.org), nata per mettere in contatto tra di loro e con i loro «fratelli» occidentali i cristiani che vivono in Paesi a maggioranza islamica: a Venezia hanno lavorato fianco a fianco vescovi pakistani e siriani, docenti statunitensi e studiosi dell’islam indonesiano. Al termine della riunione il cardinale ha accettato di rispondere ad alcune domande.
Come commenta il risultato del referendum?
«Credo indichi che il popolo italiano, almeno nel suo corpo centrale, vive ancora un riferimento ai fattori costitutivi dell’esperienza umana elementare. Un’esperienza che come tale non è solo cattolica o cristiana perché è propria di tutti gli uomini, di tutti i popoli e di tutte le religioni, anche se il popolo italiano è stato educato per secoli dalla Chiesa cattolica. I due fattori costitutivi di questa esperienza, gli affetti e il lavoro, sono un patrimonio del popolo e che il singolo percepisce come qualcosa di decisivo per la sua vita presente e futura…».
Non pensa che il dato dell’astensionismo sia il frutto di una molteplicità di fattori?
«Gli italiani hanno percepito che nella procreazione assistita era in gioco qualche cosa di decisivo per l’esistenza umana e hanno capito che l’amore non è un’astrazione tecnica ma si esprime nel matrimonio e nell’atto coniugale, l’unico proporzionato a dare la vita. Hanno percepito che la vita non è un prodotto o un artificio, ma va accolta e ricevuta. La sensibilità dell’esperienza elementare ha permesso agli italiani di percepire che non si poteva transigere su questo punto o perlomeno che su una questione così complessa il referendum era uno strumento inadeguato per esprimersi».
Non crede ci sia stato un eccesso di trionfalismo dopo la vittoria dell’astensione?
«Leggere in quel modo il dato del referendum è profondamente sbagliato. Non solo perché il trionfalismo è sempre un errore, ma anche perché quella lettura ci impedisce di capire i fenomeni sociali e culturali decisivi di questa nostra società in evoluzione. Il compito di ogni uomo di buona volontà, cattolico e no, è di non buttare via questo patrimonio che io chiamo esperienza elementare. Laici e cattolici devono contribuire insieme a costruire una società civile più consistente, dove non ci sia più separazione tra dimensione personale e dimensione sociale».
Nel confronto con l’islam si registrano due posizioni prevalenti: quella della forte affermazione identitaria da contrapporre come baluardo a chi ci appare diverso e quella di chi dice che in fondo tutto va bene e che è positivo il dissolversi e il mescolarsi delle identità. A quale delle due si iscrive «Oasis»?
«A nessuna, sono entrambe sbagliate. Come cristiani vogliamo rimanere ancorati alla realtà. C’è un dato di fatto, che io ho definito “meticciato culturale”: questo processo, che purtroppo non è pacifico, è però incontrovertibile. Noi dobbiamo fare i conti con questa realtà, assecondarla, comprenderla e per quanto possibile di orientarla. Ciascuno facendo la sua parte: la Chiesa accogliendo, le autorità politiche mettendo in atto politiche intelligenti sull’immigrazione a livello europeo, la società civile agendo nella scuola, nelle famiglia, nelle associazioni.

Il vero terreno di confronto non è tra cristianesimo e islam, ma tra uomini che condividono la stessa esperienza elementare».

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