da Roma
Rassicurare Prodi e il partito. Tentare di costringere nella sua camicia di forza alleati di sinistra e futuri partner di legge elettorale. Cè tutto Walter Veltroni, in unintervista rilasciata allEspresso in occasione del primo viaggio allestero da segretario del Pd. Ottanta minuti fitti alla Moncloa, ieri, con il premier spagnolo Zapatero, amico di lunga data e auspicabilmente, dice Walter, vincitore delle prossime elezioni «per il bene dellEuropa».
Ciò che preme davvero al leader del Pd è però coprirsi le spalle in casa, prima di intraprendere nuovi cammini. Perciò non vuole neppure sentir parlare di grande coalizione: «Non si sta discutendo di questo - dice -. Dopo Dalemoni non se ne inventi unaltra, in venti giorni la stampa mi ha fatto partecipare a tutti gli assi possibili. Non cè nessun accordo con Berlusconi, né tratterò mai con lui una legge elettorale che preveda una data di scadenza per il governo Prodi». Per Veltroni il 2008 sarà piuttosto lanno delle riforme, e le minacce degli alleati di sinistra non preoccupano: «Sono soltanto parole, dobbiamo arrivare a fine legislatura con questa alleanza». E dopo? «Poi vedremo se Diliberto e altri come lui ci staranno o no al nostro programma».
Mangiare questa minestra democratica o saltare dalla finestra: il numero uno pidì parla da socio di maggioranza, a vocazione maggioritaria. Di sicuro, quando sarà, pronto a vagliare qualsiasi ipotesi di alleanza alternativa. Solo da candidato premier lascerà la poltrona di sindaco di Roma, annuncia. Nellimmediato, ammette che rischi per la sopravvivenza del governo ce ne sono. ma se non si precipita nelle elezioni anticipate nella prima metà del 2008, sarà importante varare una riforma elettorale ispirata al modello tedesco, «però con correttivi che rafforzino in Parlamento i partiti più rappresentativi». Veltroni smentisce che la sua vera intenzione sia quella di arrivare al referendum («non mi conviene»), e si dice contento delle divisioni nella Cdl: «Non è proprio il mio obbiettivo fare da paciere tra Fini, Casini e Berlusconi». Ci tiene a mettere un po di stanza tra lui e il Cavaliere: «Non sottovaluto Berlusconi, ma un partito può nascere una sola volta per impulso personale.
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