Reggio EmiliaDa un quarto di secolo è la Reggiana. Monica Torreggiani, 43 anni, è la segretaria generale della società granata. Ci era entrata nell'ottobre del 1984, con la squadra in serie C1, equivalente della Prima Divisione di Lega Pro in cui milita tuttora la squadra. È un factotum, minimo meriterebbe la qualifica di direttore generale: con quest'incarico figurava Daniela Gozzi, 52 anni, suo capo sino 5-6 stagioni fa, quando passò al Milan come direttrice dello stadio di San Siro. Monica è unica nel panorama sportivo nazionale, perchè giovane, carina, eppure totalmente fedele alla stessa società sportiva. È molto schiva, declina le interviste, è pragmatica e meticolosa. Il venerdì di vigilia delle gare casalinghe fa le ore piccole a controllare gli accrediti, a emettere i biglietti nominali, nulla è lasciato al caso, come se il club fosse in Champions League e non avesse appena un migliaio di paganti, da alcune stagioni. Applica i regolamenti in maniera scrupolosa, ogni richiesta della prefettura, della commissione di vigilanza è tradotta alla lettera.
Ha lo spirito dei vecchi dirigenti del calcio dilettantistico, che vivono la società come un momento di aggregazione, lei in realtà resta spesso da sola, risponde al telefono a tutte le ore, fa da addetta stampa, si occupa della contabilità, delle relazioni esterne. Funge persino da custode, aspettando pazientemente che l'ultimo giornalista la domenica esca dalla sala stampa.
Quando c'è un problema all'interno dello stadio Giglio, sfreccia con quei capelli ricci e neri, ora punteggiati di qualche ciuffo bianco. Abbronzatura naturale e fisico da pin-up. «Nel tempo libero corro - racconta -, anche soltanto qua attorno alla sede». Che poi, naturalmente, è all'interno dello stesso impianto, l'unico privato della penisola. Da ragazzina faceva atletica leggera, al campo scuola Camparada, vicino alla piscina di Reggio.
«Salto in lungo, 100, 200 e staffetta, vinsi qualcosa a livello provinciale. Poi ho avuto la cattiva idea di entrare qua e ho lasciato tutto».
La Reggiana le ha dato l'amore, Marcello Montanari, 44 anni, difensore centrale cresciuto in granata. Fece bene alla Carrarese, alla Lucchese in serie B e così quando Corrado Orrico fu chiamato all'Inter lo volle con sé, titolare della difesa a 5. Disastroso in una partita di Coppa Uefa, il mago si dimise, Marcello con Suarez non giocò poi, riprese a farsi onore al Bari, di nuovo alla Lucchese. L'unico regalo che la società emiliana ha fatto a Monica è stato di inserirlo nel suo staff, nelle giovanili, dopo che lasciò il calcio nel 2003, alla Massese: da tre stagioni è il viceallenatore. Vivono vicino al diamante Caselli, lo stadio del baseball dal fuoricampo più lungo d'Europa, in casa hanno quattro tartarughe, per Monica sono come figli.
Tre anni fa ha rischiato di perdere la vita. Un venerdì sera di fine settembre uscì dallo stadio per rientrare a casa, in bicicletta, la investì un'auto condotta da una donna. Riportò vistosi ematomi, abrasioni e forti contusioni. Due giorni dopo, piena di lividi, era al suo posto, per garantire ospitalità al Sassuolo che per sei mesi giocò lì le gare interne. Chiunque avrebbe ottenuto almeno due mesi di convalescenza, lei si dimostrò stoica.
Il mese scorso la Reggiana ha compiuto 90 anni, la Torreggiani ne ha vissuti in prima linea oltre un quarto. Entrò con il presidente Giovanni Vandelli, che poi vinse tutto nel volley, a Modena, arrivò in A con Pippo Marchioro, vi assaporò l'unica salvezza nel '94, nonostante l'infortunio del fuoriclasse Futre e le papere di Taffarel, che a San Siro salvò la vittoria sul Milan con una superparata su Massaro. Lasciò il Mirabello e la sede vicino all'aeroporto per il Giglio, pronto nel '95. Lì tenne a battesimo la nazionale degli arbitri in amichevole e la prima di Carlo Ancelotti in panchina, con promozione. Visse l'esonero di Mircea Lucescu, che dava spettacolo e poi vinse Coppa Uefa e Supercoppa Europea. Vide il muro di mattoni che Franco Varrella, ex vice di Sacchi, eresse chiudendo la luce dello spogliatoio: «Ogni punto che farete, ne leverò uno». Fu licenziato perchè la squadra scivolava verso la retrocessione. Si trovò in mezzo allo sciopero dei giocatori contro il patron Franco Dal Cin, che non pagava gli stipendi. Nell'estate del 2005 per qualche giorno restò senza lavoro, la Reggiana era fallita, ripartì dalla C2. L'unica dipendente riassunta fu Monica.
«Un highlander», dice Stefano De Agostini, cugino dell'ex azzurro Gigi, che la conobbe nelle sue prime stagioni granata. Farebbe la fortuna delle tante società vicine, protagoniste nelle categorie superiori. «Al Parma, ad esempio, non andrei mai a lavorare». Resterà alla Reggiana almeno sino alla pensione.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.