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La Reggina resta in A, ma parte da meno 15

Marcello Di Dio

Reggina in A con un handicap di -15 più centomila euro di ammenda, Arezzo in B con una penalizzazione di nove punti. La Caf smonta già in primo grado l’impianto accusatorio del procuratore Palazzi, che aveva richiesto per entrambe la retrocessione. Secondo la Commissione presieduta da Sergio Artico, l’illecito per le gare Atalanta-Reggina, Sampdoria-Reggina e Palermo-Reggina «non consisterebbe nel tentativo di conseguire un vantaggio in classifica, ma in quello di interferire sull’andamento di una determinata gara». Inoltre «per nessuna delle tre gare appare dimostrato che un contatto tra Bergamo e uno dei componenti della terna arbitrale sia realmente avvenuto». E a proposito del presidente della Reggina, «non vi è prova che Foti abbia operato un condizionamento del settore arbitrale» anche se, secondo la Caf, «viola i principi di lealtà, probità e correttezza visto che per il suo rapporto privilegiato con il designatore, riceve notizie su composizione e designazione della terna arbitrale». Prosciolti, dunque, gli arbitri Dondarini e Pieri e ridotta la condanna per Foti: da 5 anni a 2 anni e 6 mesi di inibizione, oltre che trentamila euro di ammenda. «La Reggina ha smontato le accuse, sono stati riconosciuti i nostri sacrifici sul campo», sottolinea il presidente del club amaranto. I legali parlano di vittoria già ottenuta, anche se faranno appello.
Per quanto riguarda l’Arezzo, la società toscana paga solo «la presunta responsabilità dell’illecito a suo vantaggio, commesso da persone a lei estranee». In base ai filmati, prodotti dalla difesa aretina e analizzati dalla Caf, quell’«eccessivo interventismo del guardalinee Titomanlio, evidenziato dall’osservatore Luci, non viene collegato ad errori di valutazione». Ma l’assistente è condannato a tre anni di inibizione così come l’ex designatore Mazzei (illecito riconosciuto nelle varie telefonate). Tre mesi per omessa denuncia all’addetto agli arbitri del Milan Meani, che era a conoscenza del fatto, e diecimila euro di ammenda al club rossonero per responsabilità oggettiva.
E oggi la Juventus sarà il primo club a chiedere uno sconto di pena tramite la strada della conciliazione con la Federcalcio. Per i bianconeri la strada appare in salita. Oggi alle 15, negli uffici del Coni alla curva sud dell’Olimpico, l’incontro tra i rappresentanti della società bianconera e i legali della Figc, accompagnati probabilmente dal vice commissario Nicoletti. Da una parte gli avvocati Vinti e Zaccone, il presidente della Juve Cobolli Gigli e l’amministratore delegato Blanc torneranno a chiedere l’annullamento della retrocessione e la riammissione della squadra in A con un massimo di venti punti di penalizzazione (pena - secondo i legali - commisurabile alle responsabilità accertate). Dall’altra gli avvocati Figc Gallavotti e Medugno proporranno invece la cancellazione della squalifica del campo per tre giornate e dell’ammenda da 120mila euro. Impossibile pensare a un «ritocco» del -17 in serie B inflitto dalla Corte federale.
La Juventus vuole trarre dall’incontro odierno indicazioni sull’aria che tira in via Allegri. La società non ha intenzione di cedere, è ancora presente la possibilità di rivolgersi al Tar. Con il rischio, già annunciato da Rossi, che Fifa e Uefa decidano la sanzione dell’esclusione dalle competizioni. Gli avvocati sono stati allertati per un eventuale ricorso al tribunale amministrativo, che potrebbe essere discusso il 6 settembre. In caso di accettazione da parte del Tar, il campionato potrebbe addirittura slittare a ottobre. Il ricorso verrà deciso dal Cda straordinario di lunedì e la presenza di oggi a Roma dei massimi dirigenti bianconeri è indicativa.

Nel giudizio davanti al conciliatore (l’ex ministro del governo D’Alema, Angelo Piazza), entreranno come terze interessate Messina, Lecce e Brescia.

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