Il regime di Assad promette aperture ma va avanti con la repressione

Per la prima volta dopo 48 anni e per la prima volta dall’inizio, oltre un mese fa, delle proteste anti-regime in Siria, le autorità di Damasco hanno inviato ieri quel che sembra essere un segnale concreto di riforma del sistema, annunciando l’approvazione da parte del nuovo governo di tre progetti di legge per l’abrogazione dello stato d’emergenza in vigore da quasi mezzo secolo. Una mossa di grande impatto ma che secondo l’opposizione è solo un gesto per dare un contentino ai ribelli ma continuare a mantenere il potere.
Intanto non si placano le proteste nel paese. Scontri si sono registrati nella terza città della Siria, Homs, e disordini ci sono stati anche nella città settentrionale di Banyas. Il governo siriano ha parlato di «insurrezione armata» che «non sarà tollerata». L’avvertimento è arrivato dopo che migliaia di manifestanti hanno occupato ieri il centro di Homs promettendo di restare in piazza fino a quando il presidente Bashar al-Assad non sarà deposto. Secondo alcuni testimoni - riferisce la Bbc - le forze di sicurezza hanno sparato contro i manifestanti.

L’agenzia ufficiale siriana Sana riferisce dell’uccisione ieri nei pressi di Homs di tre ufficiali dell’esercito e di tre bambini da parte di «gruppi criminali armati». Organizzazioni umanitarie parlano invece di almeno dieci morti durante la repressione da parte di forze di sicurezza e agenti in borghese delle manifestazioni anti-regime.

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