Roma

Regina Elena, mano tesa agli sfollati

Regina Elena, dopo lo sgombero il «day after» è all’insegna della solidarietà. Mano tesa del Comune verso i senza casa e verso chi vive il dramma dell’alloggio. «Non c’è da parte nostra un atteggiamento duro verso le occupazioni, c’è anzi la volontà di parlare», ha detto ieri il sindaco Gianni Alemanno, interpellato dai giornalisti durante il pellegrinaggio a Lourdes: «Il punto è mantenere un equilibrio tra il rispetto della legalità e le esigenze sociali. Il prefetto sta verificando le diverse situazioni, sappiamo che ha sul tavolo molte richieste di sgombero».
Ma il Campidoglio è in prima linea nell’emergenza alloggiativa, sottolinea il primo cittadino: «È già pronto il bando che ci consentirà di acquistare un centinaio di case per alloggi sociali e affrontare il problema dei 10 punti (le famiglie numerose e con disabili a carico, ndr). Inoltre è in corso il censimento del patrimonio pubblico edificabile, come le aree extra-standard ed ex-Sdo».
Nell’immediato, però, c’è da pensare in concreto agli sfollati del Regina Elena. Sono tutte nuove o da poco ristrutturate le abitazioni del Vicariato dove si trovano da martedì le 194 famiglie che hanno accettato l’assistenza alloggiativa del Comune. Esattamente 366 persone, di cui 92 minori. Ieri c’è stato un sopralluogo del Gabinetto del sindaco per verificare, sentendo anche le famiglie, i requisiti logistici della sistemazione. Le strutture, tutte gestite dalla cooperativa sociale Arciconfraternita convenzionata con il Comune, sono cinque. Tre si trovano nell’VIII municipio. La prima, Orsa, a Torre Angela, è una costruzione nuovissima. La seconda, la Casa della Pace, a Grotte Celoni, è stata inaugurata da poco, nel 2005. La terza, in via Malvagna, è un complesso di 10 villini di nuova costruzione, con 25 camere e 25 bagni a uso esclusivo. La quarta è un ostello in via Fieschi, XVI Municipio, inaugurato nel 2002. L’ultima, a Vermicino, X Municipio, è un residence di nuova costruzione. Gli assistiti godono di pensione completa (tre pasti al giorno) e assistenza medica permanente.
«Tutti gli alloggi sono a norma, più che decorosi e adatti ai nuclei familiari - ha precisato ieri il delegato del sindaco all’emergenza abitativa, Marco Visconti - chi afferma il contrario, cerca solo di strumentalizzare la vicenda a fini politici». Quella delle strutture del Vicariato è però solo una delle soluzioni possibili. Sempre da Lourdes Alemanno ha fatto sapere che sta vagliando altre strade: «Abbiamo interpellato la Protezione civile e anche il Demanio. Nei prossimi giorni, discuterò con il ministro La Russa dell’utilizzo di caserme o altri edifici che possano essere messi a disposizione del Campidoglio all’interno della città». Manco a farlo apposta, però, ieri i comitati per la casa vicini all’estrema sinistra non hanno mancato di polemizzare con il Comune. Secondo il leader di Action, Bartolo Mancuso, gli stabili del Vicariato sono «sovraffollati e fatiscenti, assolutamente non dignitosi». Meglio dormire nelle sale mediche del Regina Elena, fra topi, bombole del gas e fili della luce scoperti, evidentemente.
Ma Action ha rivolto la polemica anche verso la Regione e il Rettore dell’Università La Sapienza, Luigi Frati: «Per il Regina Elena non c’è nessun progetto concreto di ristrutturazione - ha detto Andrea Alzetta -. Alla Regione si sono perfino perse le tracce dei soldi stanziati, 106 milioni. Vi faccio vedere la documentazione. Senza di noi il Regina Elena sarebbe diventato un albergo».


Dopo che decine di attivisti hanno passato la notte nei sacchi a pelo e su materassi stesi in piazza del Campidoglio, Action ieri è tornata a radunare i suoi sotto la statua del Marco Aurelio: «Non scioglieremo il presidio finché il Comune non darà una soluzione dignitosa agli sgomberati del Regina Elena».

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