Regina Elena: da ospedale a casa di Action

Manifestazione del Pdl, ieri davanti al Regina Elena, centinaia di firme per sollecitare al Prefetto lo sgombero dell’ex ospedale. Il consigliere regionale Francesco Lollobrigida ha preannunciato un’interrogazione a Marrazzo sulla responsabilità dello sperpero di apparecchiature dentro il nosocomio, alcune nuove di zecca. Chiamate in causa Regione Lazio e Università La Sapienza. La vicenda nasce nel giugno 2007, quando circa 200 famiglie, in tutto 600 persone, lasciano uno stabile occupato in via Catania per trasferirsi in massa nell’ex istituto per la cura dei tumori di viale Regina Elena. La struttura è abbandonata da anni, ma sono in arrivo i finanziamenti per farne la nuova clinica di Ematologia del Policlinico Umberto I. L’occupazione blocca tutto. Dentro l’ex ospedale i nuovi arrivati - sudanesi, etiopi, sudamericani, ma soprattutto romeni - si sistemano come a casa loro. Il Regina Elena diventa un residence. Le sale di radiologia, le stanze operatorie e tutti gli spazi, sono utilizzati come miniappartamenti. Il tubo della Tac usato come dispensa, i macchinari ingombranti divelti per fare posto a brandine, tavoli, lavatrici, frigo, stenditoi. Le apparecchiature e i computer vengono rubati o finiscono nel degrado. Uno striscione appeso alla finestra rivela la regia dell’operazione: «Action, Ministero del diritto all’abitare».
Da allora è passato un anno. Il quartiere ha malsopportato l’occupazione. In sensibile aumento le denunce. Furti di auto e di moto, atti di vandalismo, risse in strada fra immigrati. «Giorni fa gli occupanti hanno invaso la sede III Municipio, reclamando addirittura la residenza all’ex Regina Elena - racconta il consigliere del Pdl Giovanni Provenzano - Il Municipio si è mostrato accomodante, ha avviato le pratiche. Per fortuna il Comune di Roma ha congelato tutto. Ma dopo questi fatti è il momento di rompere gli indugi, se ne devono andare».
Di quanto succede nell’ex ospedale parlano i residenti: «Mica sono tutti senzatetto - dice uno -. Certi sono universitari fuori sede, pagano una quota. A chi vanno i soldi non si sa». «C’è chi fa il pendolare e, invece di fare su e giù, se ne sta lì», tuona un altro. Ai banchetti ieri hanno firmato in 400. «Il nostro obiettivo è raccogliere migliaia di firme - moltissime di quelle già raccolte erano di elettori del centro sinistra contrari all’occupazione -», spiega Provenzano: «La raccolta firme proseguirà online sul sito www.nomentanoitalia.it», aggiunge. Alla manifestazione ha preso parte il consigliere comunale Fabrizio Santori, presidente della Commissione capitolina sicurezza: «In campagna elettorale ci siamo assunti l’impegno di risolvere il problema delle occupazioni e intendiamo mantenere la promessa - afferma -. La sicurezza va intesa a 360 gradi, il fenomeno delle occupazioni abusive va affiancato alla prostituzione e agli accampamenti abusivi dei rom». Lollobrigida punta il dito sulle apparecchiature del Regina Elena: «Alcune erano nuove, i computer sono spariti, il resto è andato chissà dove. L’ex ospedale è della Regione, ma in comodato d’uso all’Università La Sapienza. Presenterò un’interrogazione, qualcuno dovrà rispondere del danno patrimoniale.

Marrazzo si è personalmente impegnato a ripristinare il servizio sanitario nell’edificio. I soldi sono stati stanziati da tempo, ma la situazione non si sblocca». Lollobrigida chiederà un consiglio straordinario alla Pisana sulla vicenda.

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