Forse prima era troppo. Troppo grande. Troppo esagerato. Ora si può ascoltare perché è un monumento alla memoria. Nel nuovo disco dei Queen, che sostanzialmente è un greatest hits con tante chicche per affezionati e collezionisti, c'è la canzone delle canzoni. Attesa per decenni. Chiacchierata. Discussa a scatola chiusa. Il duetto tra Michael Jackson e Freddie Mercury. Si intitola There must be more to life than this , ha trentatre anni ma anche solo all'apparenza non li dimostra. E una parte del merito (ma solo una parte) è del produttore William Orbit, uno che se ne intende.
Tutto dipende da quella magia inedita e inspiegabile di due grandi voci che si incontrano e forse si scontrano nella stessa canzone. Il testo e gli arrangiamenti primitivi sono di Freddie Mercury, al lavoro durante le registrazioni del disco dei Queen Hot space del 1981. L'incontro tra i due è del 1983 a Encino, California, dove tuttora vive mamma Katherine. Studio privato di Michael Jackson. Entourage guardingo e ristrettissimo. A giudicare dai ricordi, i due non sono diventati amici per la pelle visto che Jim Beach, lo storico manager dei Queen, al Times ha rivelato che Mercury lo chiamò per dirgli senza troppi giri di parole: «Mi devi portar via di qui, sto cantando con un lama in studio di registrazione». Il lama era stato fatto entrare da Michael Jackson. Il quale, tanto per gradire (e la fonte è l' Hollywood Reporter ) non sprizzava gioia nel vedere il cantante dei Queen «farsi un sacco di cocaina in salotto».
Due mondi formalmente incompatibili, i loro. Ma uniti da una sensibilità unica. Non per nulla durante quell'incontro rimasto nella storia abbozzarono tre canzoni ( State of shock , Victory , There must be more to life than this ), che rimasero confinate nelle retrovie: Michael Jackson stava cavalcando il successo mostruoso di Thriller , i Queen erano freschi di Hot space con tanto di duetto tra Mercury e Bowie in Under pressure . Anche un manager principiante avrebbe sconsigliato la pubblicazione del duetto dei duetti. Poi la storia ha preso una piega diversa e le loro storie si sono allontanate.
Si ritrovano oggi, a ventitre anni dalla morte del cantante dei Queen e a cinque da quella di Jacko. E lo fanno a modo loro, come sempre: fregandosene delle convenienze discografiche. Tanto per dire, il duetto postumo di Michael Jackson con Justin Timberlake ( Love never felt so good ) è stato mitragliato per tutta l'estate dalle radio di tutto il mondo. Eppure l'11 novembre il pezzo forte di Queen forever sarà proprio il duetto forse più atteso di tutti i tempi. A dire il vero, Mercury aveva già pubblicato la canzone (senza Jackson, ovvio) nel suo primo disco solista del 1985 Mr Bad Guy . Ma non era la stessa cosa. «Abbiamo brani fantastici che non sono mai stati ascoltati e c'è una selezione molto interessante di materiale più datato», ha spiegato quasi un anno fa Roger Taylor. «Presentiamo cose cui abbiamo lavorato insieme e che sono rappresentative della nostra crescita forse più delle grandi hit», ha confermato Brian May, il più sincero e infaticabile custode del tesoro Queen.
Non per nulla un altro inedito di Queen forever è la sua Let me in your heart again , composta ai tempi del disco The works del 1984 e poi lasciata in un cassetto. Ora si affianca l'ultimo inedito, Love kills , firmato da Mercury e Giorgio Moroder per Metropolis di Fritz Lang del 1984. E occhio: non è la versione dance estratta da Mr Bad Guy del 1985 ma quella nella quale suonano anche Brian May, Roger Taylor e John Deacon al gran completo. Insomma, questi sono i punti focali del nuovo disco. Già, nuovo perché contiene brani classici e nuove versioni di canzoni ben conosciute.
Intanto, se poi uno vuole ricordare o scoprire quanto fossero selvaggi e talentuosi i Queen prima maniera può (ri)ascoltare Live at the Rainbow del 1974, appena uscito su cd, dvd e tutto il resto, compreso download: furia pura. L'ideale bilanciamento al duetto superbo e raffinato tra una voce inarrivabile e un Peter Pan del pop.
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