Alberto Toscano
da Parigi
«Scalerò la montagna», dice Ségolène Royal nel rivendicare la vittoria alle primarie socialiste, svoltesi ieri in Francia. Mancano pochi minuti alla mezzanotte quando la cinquantatreenne deputatessa rompe il ghiaccio e guarda al futuro con la sicurezza di chi ha dietro di sé una gran parte del proprio partito. Le primarie di ieri hanno visto recarsi alle urne l'84 per cento dei 219mila iscritti al Partito socialiste. Ségolène Royal ha avuto il consenso di sei iscritti su dieci e passa dunque al primo turno. I due sconfitti - l'esponente della sinistra euroscettica Laurent Fabius e quello del riformismo socialdemocratico Dominique Strauss-Kahn - escono decisamente male da questa prova elettorale interna. Il più malconcio è l'ex primo ministro ed ex ministro delle Finanze Laurent Fabius, che non arriva neppure al 20 per cento dei voti pur essendo stato sostenuto dall'insieme delle sinistre interne, che da sole superavano quella barriera.
I seguaci di Fabius gridano allo scandalo, al colpo di forza. Lamentano il modo in cui il primo segretario del partito - François Hollande, compagno di Ségolène Royal, da cui ha avuto quattro figli - ha gestito il rinnovamento degli iscritti: i membri del Pas francese erano 130mila due anni fa e sono adesso 219 mila. I «reclutati» sono stati ammessi «come i clienti di un supermercato», lamenta un militante favorevole a Fabius, secondo il quale questo processo d'allargamento - interamente gestito dal vertice del partito - è servito ad alterare i vecchi rapporti di forza, rendendoli favorevoli a Ségolène Royal. Certo alcune iscrizioni, avvenute via Internet, sono perlomeno curiose e anche un po' sospette. Comunque il dado è tratto e Fabius ha perso la sua partita: ormai ha un ruolo marginale nel partito, circostanza che potrebbe forse suggerirgli di abbandonarlo.
L'ala favorevole all'integrazione europea - forte della somma tra il 60 per cento dei voti andati a Ségolène e del 24 per cento di Strauss-Kahn - ottiene una sorta di rivincita su quei socialisti che, seguendo le indicazioni di Fabius, avevano votato «no» alla ratifica della Costituzione europea in occasione del referendum del 29 maggio scorso. Adesso i socialisti devono porsi il problema di ricompattare una sinistra in pezzi, visto che i comunisti vedono Ségolène come il fumo negli occhi e che anche i Verdi nutrono parecchie riserve nei suoi confronti. Il prossimo 22 aprile si svolgerà il primo turno delle presidenziali e in quell'occasione sia il centrosinistra sia il centrodestra si presenteranno presumibilmente divisi. La moltiplicazione delle candidature renderà plausibili sorprese come quella che caratterizzò le elezioni presidenziali del 2002, quando il socialista Lionel Jospin non arrivò neppure al ballottaggio essendo stato preceduto dal leader dell'estrema destra Jean-Marie Le Pen. Molto probabilmente nell'aprile 2007 quest'ultimo manterrà il livello (vicino al 17 per cento) ottenuto nell'aprile 2002. Dunque Ségolène Royal rischia di fare la fine di Jospin se non giungerà al quel livello.
I media francesi sono in buona parte schierati con Ségolène e talvolta lo fanno in modo fin troppo zelante. Resta da vedere in che modo il centrodestra cercherà di rispondere a quella che sembra comunque una mossa azzeccata da parte dei socialisti: candidare una donna per lanciare un segnale di rinnovamento in un Paese che sembra desideroso di modernizzare la vita politica e certi polverosi schemi del passato. Il probabile avversario di Ségolène è l'attuale ministro dell'Interno e presidente dei popolari (Union pour un Mouvement populaire) Nicolas Sarkozy, impegnato anche lui a dare una sensazione di rinnovamento della vita politica dopo dodici anni in cui il centrodestra ha dovuto - volente o nolente - restare agli ordini del presidente della Repubblica Jacques Chirac. Adesso Chirac sembra sul viale del tramonto - una sua nuova candidatura è decisamente improbabile - e tocca a Sarkozy impersonare nel centrodestra il ruolo che Ségolène Royal ha saputo svolgere tra i socialisti. L'attenzione dei francesi tende insomma a spostarsi dai socialisti al centrodestra.
La forza di Ségolène continua a essere quella di una donna capace di dare l'impressione del cambiamento.
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