Quattro medaglie fanno una squadra, una nazione, forse di più. L’Italia della ginnastica ha colorato una domenica di splendide armonie, di esercizi da lasciarti con il fiato sospeso, tutti a volteggiare con questi equilibristi. Carlotta Giovannini ha 16 anni come Vanessa Ferrari ed ora anche lei una medaglia d’oro nella bacheca di famiglia. È spuntata splendida e felice, imolese che ama la musica, ha un sorriso radioso, ma un carattere di ferro. «Talvolta un po’ troppo spigoloso», ha raccontato il papà che conosce il bello e il brutto del dover tener dietro a una ragazzina che si perde davanti ai computer, ha deciso che la ginnastica è una ragione di vita fin da quando aveva tre anni. Carlotta, un mese fa, aveva vinto in coppa del mondo a Parigi, stavolta ha battuto la uzbeka, di stanza in Germania, Chusovitina e la russa Grudko. Ha vinto facendo tris con gli ori di Vanessa Ferrari.
Vanessa ieri è stata la regina delle cadute, ma ancora una volta non si è negata all’esser regina dell’oro. Insieme, appassionatamente, le ragazze hanno trascinato tutti quanti al tifo e al credo per questa nazionale arrivata agli europei di Amsterdam con tante ambizioni, atleti cui metter in mano una storia da raccontare, genitori umili, felici, entusiasti. Ragazze d’oro e ragazzi con la faccia del piccolo mugugno per esser arrivati al metallo meno nobile di quel che s’erano immaginati. Forse avranno crediti da riscuotere: la fortuna non sempre guarda dalla stessa parte. Ma, comunque, sia andata è stato un trionfo. Metteteli in fila e vedrete che meraviglia: Carlotta è stata la prima. Ha illuminato la giornata d’Italia di un sole splendido con il suo volteggio. Poi è toccato ad Andrea Coppolino, un re degli anelli come Matteo Morandi. Insieme erano arrivati alla finale. Morandi aveva la faccia di un vincente se non l’avesse rovinato l’uscita dall’esercizio. Coppolino, che deve aver un conto in sospeso con la medaglia d’oro, ha fatto tutto bene, stesso punteggio del bulgaro Jovtchev per gustarsi un successo a metà, se l’ucraino Vorobyov non avesse acchiappato l’occasione presentando un esercizio con indice di difficoltà superiore. Alla prossima per Coppolino, uomo per tutte le occasioni, che gareggia per una società di Meda, nato a Novedrate 27 anni fa, prezzemolino del podio come dice il suo curriculum ricco di soddisfazioni (due volte terzo ai mondiali, terzo agli europei dell’anno scorso) e di un oro agli europei 2005, conquistato dopo un anno di assenza per un’operazione ai legamenti del ginocchio sinistro. Per due volte Coppolino ha creduto nella possibilità di partecipare alle olimpiadi (Sydney e Atene) e, per due volte, le ha viste dalla poltrona. Eppure non ha mai mollato e questa, forse, sarà la volta buona. Sull’oro contava Igor Cassina, tornato re della sbarra. Sì, la sua poteva essere faccia del mugugno. Lui campione olimpico che stava cercando un rullar di tamburi prima di imbarcarsi nel viaggio verso Pechino. Non ce l’ha fatta: il tedesco Hambuechen e lo sloveno Pegan lo hanno messo dietro. Seppur la differenza dei punti non sia stata così netta: 16,025 per il vincitore, 15,675 per lo sloveno, 15,575 per il nostro campione. Ma Cassina si è guardato indietro ed ha visto sofferenze e tristezze che l’hanno accompagnato negli ultimi tempi. Ed allora questa medaglia è stata un sospiro di sollievo. «Era importante tornare nel giro dei medagliati», ha raccontato. «Per quanto ho passato negli ultimi anni, questo bronzo vale oro. Ho ancora tanto da dare a questo sport». Una medaglia che vale oro e un oro che riconsegna la cannibale della ginnastica al gran ballo delle regine. Ieri Vanessa Ferrari ha provato di tutto prima di godersi il secondo oro di questo suo europeo. Caduta alle parallele asimmetriche (è finita sesta) mentre eseguiva quello che in gergo vien definito «volteggio Comaneci». Caduta alla trave, sul salto del giro avvitato, tanto da chiudere all’ultimo posto. Caduta due volte al corpo libero ma non tanto da farsi stroncare. Vanessa ha classe, talento e carattere ed allora si è rimboccata la manica del body, ha infilato le unghie da tigre nell’aria ed ha ricominciato l’esercizio a corpo libero: libero da ogni peso che non fosse quello della sua volontà.
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