La Regione «fabbrica» gli assessori esterni

La Regione «fabbrica» gli assessori esterni

Roba da tecnici, patiti dei cavilli della politica? Macché. Agli stessi cittadini è facilmente comprensibile quanto i problemi di Burlando a mettere d’accordo tutti i suoi alleati siano stati risolti pesando sulle tasche dei contribuenti. Quello che manca, per la verità ancora per poco, è piuttosto la quantificazione del «danno» alle casse della Regione.
Innanzitutto va detto perché i consiglieri eletti non sono disposti a rinunciare al loro mandato. I motivi fondamentalmente sono due e molto semplici. Il primo è che un consigliere che diventa assessore prende in più, oltre allo stipendio, un’indennità di carica. Il secondo è che se un consigliere si dimette e resta solo assessore, è nelle mani del presidente. Nel caso di contrasti o di «licenziamento», resterebbe senza carreghino, mentre da consigliere non potrebbe essere cacciato da nessuno. Come ben dimostra il recente caso di Ezio Chiesa, entrato in consiglio con numeri record di preferenze, che ha sbattuto la porta, si è dimesso dalla giunta per contrasti insanabili e ha addirittura lasciato il Pd per creare il Gruppo Misto. Se si fosse dimesso, ora sarebbe a casa.
Ma se ai consiglieri conviene fare anche l’assessore, ai conti della Regione converrebbe persino di più. Perché un assessore cosiddetto «esterno», cioè non già eletto, riceve uno stipendio equiparato a quello di un ministro. Cioè a dodici assessori consiglieri bisognerebbe pagare solo gli emolumenti da consiglieri (già percepiti) più l’indennità. Mentre ai dodici assessori esterni andrebbe pagato uno stipendio intero.
Ma Burlando, per l’appunto, non ha badato a spese. E così in questa tornata, ha scelto ben sei assessori esterni, recuperando peraltro spesso anche alcuni degli stessi politici che si erano candidati alle elezioni senza peraltro ottenere il gradimento del popolo. Giovanni Barbagallo è stato chiamato a occuparsi di Agricoltura, Floricoltura, Pesca e Acquacoltura. Angelo Berlangieri, non eletto a Davona, di Turismo, Cultura e Spettacolo. Giovanni Boitano, trombato nel Tigullio, di Politiche abitative, Edilizia e Lavori Pubblici. Renata Briano di Ambiente, Sviluppo Sostenibile, Caccia, Pesca acque interne, Altra economia e stili di vita consapevoli e attività di Protezione civile. Gabriele Cascino è assessore allo Sport, Tempo libero e al Personale. Enrico Vesco, bocciato alla Spezia, al Lavoro, Trasporti e Immigrazione ed Emigrazione.
Cosa costano tutti questi «esterni» alle casse della Regione? È quello che hanno chiesto di sapere, con un’interrogazione a risposta scritta, il capogruppo del Pdl Matteo Rosso e il consigliere Gino Garibaldi. Che entro un mese dovrebbero ricevere un elenco dettagliato di tutti i soldi che i liguri ci rimettono per la scelta di Burlando. «Nel momento in cui si chiedono sacrifici a tutti e nel momento in cui anche il consiglio regionale ha deciso alcune riduzioni dei costi della politica - sottolinea Rosso - mi sembra giusto sapere quali spese ha la giunta. Capire se si poteva evitare tanti costi, se c’era qualcosa da risparmiare ed eventualmente perché non è stato fatto».

Anche perché un assessorato in più significa esborsi supplementari per spese, contributi, gestione. E la scelta di sei «esterni» su dodici, significa avere a cuore soprattutto gli interessi della politica. Dei politici.
Diego Pistacchi

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