La Regione finge di condannare i violenti

La Regione finge di condannare i violenti

(...) Ieri, due giorni dopo lo sciopero generale della Cgil contro la manovra, i portuali hanno deciso di concedere il bis. Stesse motivazioni, stessi metodi. Con l’aggravante della sorpresa e della mancata comunicazione. Finita l’assemblea indetta alle 9, gli operai hanno deciso di riversarsi in strada, di occupare piazza Cavour e di mandare in tilt il traffico. Mentre le istituzioni continuano ad apprezzare questi comportamenti, quello che realmente pensano i cittadini lo si è capito in pochi minuti. La dimostrazione che la protesta non è tollerabile è arrivata quando alcuni automobilisti hanno cercato di forzare il blocco stradale. C’è stata tensione, gli operai li hanno respinti, usando la forza. Nessuno lo ha impedito, nessuno, anche nelle ore successive, ha ritenuto di spendere una parola di condanna per quelli che evidentemente sono cittadini con più diritti di altri o forse gli unici ad avere diritti in quella che si ostina a definirsi «città dei diritti».
Le uniche reazioni, semmai, sono state tutte a favore di chi con la prepotenza ha rovinato la giornata a molti genovesi. Dalla Cgil, ovviamente, sono giunti attestati di vicinanza e di pieno appoggio alle ragioni di chi ha paralizzato il traffico, senza neppure avvertire le istituzioni violando una legge che ormai a Genova nessuno fa più rispettare.
È proprio il comportamento delle istituzioni ad aggravare la situazione. Ieri è stato anche formalmente chiesto alla Regione di prendere una posizione netta contro chi ha aggredito e pestato i corridori impegnati in una gara ciclistica pre-mondiale che aveva l’unico torto di chiamarsi «Giro di Padania». Un blitz squadrista guidato da esponenti dei partiti della sinistra savonese, Pd e Rifondazione su tutti, che nessuno ha criticato. «La sinistra non perde occasione per farsi riconoscere - tuona Edoardo Rixi, capogruppo della Lega in Regione - Quella stessa sinistra che recentemente a Genova ha fischiato l'inno nazionale, a Savona crea tafferugli con il tricolore in mano. Vorrei far notare invece che i leghisti non si sono mai permessi di andare a contestare manifestazioni, che siano politiche o sportive. Sono stati presi a sberle degli atleti e la contestazione è stata violenta, arrivando anche al ferimento di un agente di polizia; ma la cosa che fa più ribrezzo è che i contestatori sono stati subito difesi ed elogiati dai rappresentanti della sinistra ligure. Chiederò al consiglio regionale di esprimere solidarietà ai ciclisti, presenti nella nostra regione per svolgere un attività professionale e di richiamo turistico e non certo per ragioni di appartenenza politica».
Il problema è che il Pd dovrebbe votare contro se stesso, ammettere pubblicamente di essere guidato anche a livello regionale da esponenti che approvano la violenza come strumenti di lotta politica, per di più a danno di sportivi che nulla hanno a che vedere con l’agone politico. Così la Regione, comunque in ritardo, affida l’ingrato compito all’assessore allo Sport (i comunicati di Burlando sono riservati a cose assai più solenni e istituzionali come i continui giri del governatore per la Liguria) Gabriele Cascino. Che però dopo un duro allenamento riesce a scrivere le parole «ferma condanna» riferita a ogni atto di violenza, non ovviamente al Pd che ha guidato l’aggressione. Poi però, siccome non riesce a dire, senza se e senza ma, che è inammissibile stare in un partito che istiga e applaude la violenza per bocca di diversi suoi leader locali, ecco che l’assessore mette in fila tutti i «se» e i «ma». Perché la Regione ripete che deve esserci anche «piena libertà di manifestare pacificamente sventolando la bandiera tricolore al passaggio di una corsa ciclistica con forti, innegabili ricadute extrasportive». Pacificamente, ci mancherebbe. Secondo l’assessore ligure, «in tutte le cose, soprattutto in tempi di crisi e di tensioni sociali come questi, serve il buon senso da parte di tutti.

Da parte dei manifestanti e degli organizzatori del Giro della Padania che hanno fatto passare sulle strade di Liguria - conclude - una bella gara ciclistica dedicata, però, a una regione che non c’è». Eccolo lì, le vittime degli squadristi sono colpevoli come gli squadristi. Se rossi ovviamente.

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