Cronache

La Regione ha l’assessore alle cause perse

Fa appelli che restano inascoltati, scrive lettere che vengono cestinate

La Regione ha l’assessore alle cause perse

Paola Setti

Scrive e nessuno risponde. Lancia appelli e cadono nel vuoto. Alza i toni e il mondo si tappa le orecchie. Fa proposte di legge e gliele rubano, Rifondazione quelle che non hanno futuro, Claudio Burlando il presidente della Regione quelle che vanno in porto fra gli applausi. Se già non fosse assessore al Lavoro e all’Immigrazione, Giovanni Vesco detto Enrico in onore del Berlinguer più importante sarebbe assessore alle Cause perse. In principio ci misero su il cuore i centri sociali, che in lui, comunista italiano, trovarono un punto di riferimento. Era stato appena nominato e già assicurava: legittimazione delle okkupazioni e riconoscimento del ruolo no global nella società. È passato quasi un anno e non è successo niente, che Ds e Margherita avevano storto subito il naso e tanto è bastato ad affossare il progetto. Poco dopo, era l’ottobre 2005, furono cinque dipendenti dell’Ipercoop. Erano stati licenziati perché mangiavano merendine e bevevano succhi di frutta destinati alla vendita, per quanto prossimi alla scadenza. Lui molto si adirò e immediatamente intervenne, con una lettaraccia con la quale gridava allo scandalo e intimava la riassunzione. È finita con i cinque a farsi giustizia da soli, in Tribunale.
Poi fu la volta del macchinista, Dante De Angelis, licenziato perché si era rifiutato di guidare un treno dotato del sistema Vacma. L’assessore espresse la sua solidarietà ma volle fare di più. Provò anche lui, a guidare con il pedale incriminato, quindi sentenziò: «È uno strumento alienante e disumano che aggiunge stress e deconcentra; non capisco perché le Ferrovie, dopo 70 anni, pensino di poter reintrodurre un sistema così primitivo». Ed ecco l’appello: «Il licenziamento di Dante è ingiusto, non si può accettare un simile atto di ritorsione, Trenitalia ritiri il licenziamento». Macché. L’ultima è di poche settimane fa. 4 aprile, i sindacati delle Poste escono dall’ufficio di Vesco e fanno un comunicato entusiasta: «All’impegno è seguita l’azione, l’assessore ha inviato una lettera ai vertici delle Poste contro la grave carenza di personale» lui sì è uno che «promette e mantiene». 6 aprile, i sindacalisti escono dall’ufficio delle Poste e fanno un comunicato infuriato: «Infruttuoso l’incontro con i vertici», si rischia lo sciopero.
Alcune cose sono andate bene, però. I consigli territoriali dell’immigrazione, per esempio, quelli che servono per programmare i flussi in base al mercato del lavoro, grazie a Vesco possono contare su rappresentanti di Verdi e Rifondazione. Altre questioni restano in attesa. L’estensione dell’assistenza sanitaria ai minori figli di immigrati non regolari, per dire. La «chiusura di tutti i Cpt esistenti». E il «veloce superamento della legge Bossi-Fini».

E qui è il centrodestra a fare il tifo per Vesco, che le sue restino, appunto, cause perse.

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