La Regione Lazio fa marcia indietro e «riapre» l'accesso alle spiagge

Il bagnante ha diritto di transitare negli impianti in concessione, anche «attraverso appositi varchi», per raggiungere la riva anche per fare il bagno.

Nuove regole per le spiagge. Anzi, vecchie regole migliorate a vantaggio di un più larga possibilità di fruizione libera dell'arenile e di un minore impatto ambientale sulle spiagge.
Dopo le polemiche di consumatori e ambientalisti che avevano bocciato il regolamento di disciplina delle attività sulle aree demaniali marittime per finalità turistico-ricreative varato il 29 maggio, la giunta regionale è tornata sui suoi passi. E ha approvato un nuovo provvedimento «che fa chiarezza di tante norme nazionali contraddittorie e mette in chiaro diritti e doveri degli operatori balneari», come sintetizza l'assessore regionale al Turismo, Claudio Mancini. Innanzitutto, arriva la parola definitiva sul libero e gratuito accesso negli stabilimenti balneari.
La Regione Lazio ha chiarito che il bagnante ha diritto di transitare negli impianti in concessione, anche «attraverso appositi varchi», per raggiungere la riva anche per fare il bagno. E' passato il principio, peraltro già fissato dalla Legge Finanziaria 2007, per il quale il fruitore della battigia non è costretto solo camminare lungo la riva ma può anche esercitare la balneazione. Norma che va incontro soprattutto ai turisti stranieri, per i quali è assolutamente impensabile che si debba pagare per andare al mare.
In ogni caso il nuovo regolamento regionale spiega bene che «la fascia di arenile pari a cinque metri dalla battigia è lasciata sgombera da attrezzature balneari e da altri oggetti ingombranti per consentire il libero transito nonchè eventuali operazioni di soccorso». Il telo da mare e le ciabatte di un avventore occasionale, naturalmente, non possono essere considerate ingombranti. «Certo che se quel bagnante si stende sul bagnasciuga o se i sandali diventano quelli di venti occasionali, l'ingombro esiste, eccome - tuona Ruggero Barbadoro, presidente regionale della federazione balneari Fiba-Confesercenti-. In ogni caso ci vuole buon senso, sia da una parte che dall'altra».
Sull'ipotesi che negli stabilimenti vengano ricavati corridoi specifici per i non paganti è contrario il presidente dell'Assobalneari, Renato Papagni. «E' illegittimo dice -. In Abruzzo il Tar ci ha dato ragione e ha smantellato i varchi tra gli stabilimenti».
Il nuovo regolamento regionale vieta, poi, la trasformazione delle cabine in bungalow per vacanze. Negli stabilimenti l'attività ricettiva «è esclusa»; tant'è che le cabine posso avere un'altezza compresa tra 2,10 mt e 2,70 mt, al di sotto dei limiti per ottenere l'abitabilità. «E' un peccato - lamenta Fabrizio Fumagalli, presidente regionale del sindacato balneari Sib -.Si è persa un'opportunità di creare centinaia di posti letto in una regione che ne ha pochi affacciati sul mare».
Novità anche sulla delimitazione degli stabilimenti balneari che va realizzata «con materiali ecocompatibili e di facile rimozione, ma non con filo spinato o con rete metallica nè con materiale che possa limitare la visuale». Inoltre, per adottare un giusto rapporto tra presenze e servizi offerti, negli stabilimenti vanno previsti un bagno e una doccia ogni cento ombrelloni.
Infine, sulle spiagge libere attrezzate, previa autorizzazione del comune di appartenenza e nulla-osta da parte delle autorità sanitarie, possono essere individuate aree riservate all'accoglienza di animali domestici. Insomma, si tratta dell'istituzionalizzazione del «baubeach». Una stroncatura su tutto il provvedimento è stata espressa dall'Assobalneari. «E' una marcia indietro messa in atto per dare ascolto a chi non apprezza le innovazioni e la modernità nel turismo - dice Papagni -. Vorrà dire che aspetteremo tempi migliori».

Soddisfazione arriva invece da Angelo Bonelli dei Verdi. «E' stato premiato il diritto dei cittadini e dei turisti a fruire del mare che è, lo ricordiamo, un bene di tutti». Vedremo però se queste regole verranno rispettate.

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