Regione «militarizzata»

Antonella Aldrighetti

La Regione è alle prese con il riordino dello spoil system e il «fattore» fiducia in questo ambito gioca un ruolo prioritario. Le implicazioni sono molteplici e tutte codificate attraverso un unico e implicito obiettivo: costituire una salda e durevole alleanza. Ma il compito da eseguire è, almeno in questi primi 60 giorni di governo della giunta Marrazzo, quanto mai arduo. L’entità di «darsi un gran daffare» si è potuta, almeno fino ad oggi, solo supporre, non quantificare. Fino ad oggi appunto.
Perché è venuto fuori che, da qualche giorno, il presidente Piero Marrazzo ha addirittura scomodato il generale della Guardia di finanza, Roberto Speciale, per chiedergli di potersi avvalere di un ispettore, e quindi «comandarlo» alle sue dirette dipendenze. Nel testo della lettera, firmata in calce dall’ex conduttore televisivo, si legge «Illustre Generale, in seguito alla esigenza di ricostituire l’Ufficio di Gabinetto, alle mie dirette dipendenze desidero avvalermi in posizione di comando dell’ispettore Giovanni Di Meo, attualmente impiegato alle dipendenze del Nucleo speciale per la radiodiffusione e l’editoria della Guardia di finanza».
Quale che sia la risposta dell’alto ufficiale sembra quanto mai curioso che il governatore del Lazio non riesca a individuare, tra gli impiegati regionali, qualcun altro se non un appartenente alle forze dell’ordine. E non è fuori luogo chiedersi in cosa possa consistere il compito da affidargli. Ma c’è dell’altro. Senza voler apparire pedanti, pare che il ricorso alle forze dell’ordine non sia una prerogativa del solo Marrazzo.
Ed ecco dunque che dalla «bisaccia» delle sorprese compaiono altre due lettere che ripercorrono più o meno la stessa linea di condotta. L’assessore agli Affari istituzionali, enti locali e sicurezza, Regino Brachetti, ha firmato due missive, indirizzate al direttore regionale dall’Arma, Vittorio Cao, per chiedere di potersi avvalere e in qualità di autisti di un carabiniere e di un appuntato scelto. Naturalmente non di due «divise» a caso. Seguono nome, cognome, data di nascita, numero di matricola e luogo di servizio.
Il primo proverrebbe dal comando provinciale di Venezia, il secondo dalla compagnia di Frascati.

Ma per sopperire alla carenza di autisti non si dovevano individuare dei dipendenti con una qualifica ad hoc? È il caso di ricordare che la stessa giunta Marrazzo ha riconosciuto la necessità di prodigarsi per reperire il personale mancante ma tra quello già inquadrato.
Che quella di Brachetti sia solo una mera eccezione? No, le eccezioni sono due e si comincia sempre così per farne una regola.

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