La Regione promette il reparto. Poi se lo rimangia

La Regione promette il reparto. Poi se lo rimangia

(...) le mamme che fanno capo all’Afcoda, associazione dei familiari contro i disturbi alimentari, che dal 2003 si sono riuniti in una onlus per sostenere l’assistenza alle ragazze, ma anche ai giovani maschi, affetti da anoressia e bulimia, forme patologiche di rapporto con il cibo, che in diversi casi possono portare alla morte. Ieri i rappresentanti dell’Afcoda hanno deciso ancora una volta di rendere pubbliche le proprie dolorosissime storie, per dare un contributo di sostanza alla lotta contro i disturbi alimentari che passa attraverso la realizzazione di centri specializzati. «Un passo avanti l’abbiamo fatto, visto che quando ci sono passato io, vent’anni fa, ho dovuto portare mia figlia fuori Liguria per farla curare, mentre oggi esiste un centro di ricovero a Pietra Ligure e un centro diurno a Quarto», dice Angelo Senarega, presidente dell’associazione, guidata da papà agguerriti come non mai per strappare le proprie figlie al male più subdolo. Ma, nonostante si parli un po’ di più del problema e anche alcune star della moda abbiamo cercato di far capire che la magrezza eccessiva è brutta persino da vedere, c’è ancora tanto da fare. «Le istituzioni non ci hanno aiutato granché, pensate che dal Comune di Genova ci sono arrivati 300 euro e dalla Provincia 1.500, mentre la Regione non ci ha mai dato niente» denuncia Antonio Balderi, che in qualità di segretario dell’associazione deve far quadrare i conti con un bilancio sostenuto quasi esclusivamente dalle tasche delle famiglie iscritte. Eppure il bisogno è tanto, come spiega il vicepresidente Alessandro Ansaldo. Basti pensare che al Centro dei disturbi alimentari di Quarto la lista di attesa è lunga e ogni anno vengono «aperte» tra le 500 e le 600 cartelle cliniche. «Il problema è che la Regione, nel maggio scorso, ci aveva assicurato l’apertura di un reparto per i ricoveri anche qui a Genova, al Maragliano - spiega Ansaldo, insieme con il consigliere Roberto Manzino - Invece è passato del tempo e non si sa nulla, ma proprio nulla in merito». I familiari che sostengono con passione l’attività dell’associazione sono delusi anche dal fatto che nemmeno la fondazione Carige, di solito attenta ai problemi che riguardano il sociale, abbia mai investito su questo problema. «Invece a Genova abbiamo un livello di cure elevatissimo, insufficiente per i numeri ma di grande qualità - continua Manzino -, basti pensare che a Quarto, ogni giorno vengono seguiti da 8 a 12 ragazzi per i pasti assistiti».

Il sistema dei pasti assistiti è fondamentale per garantire se non la completa guarigione, almeno la stabilizzazione degli adolescenti che soffrono di disturbi alimentari. Medici e psicologi insieme con i volontari, fanno compagnia ai ragazzi nel pranzo aiutandoli a comprendere che nelle quantità giuste il cibo è una medicina e come tale serve a far vivere.

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