(...) di vedersi attribuita «una quota non inferiore alle 7500 unità». Di più, la Regione domanda al governo che «venga superata la divisione per nazionalità delle quote, una misura che andrebbe a ostacolare notevolmente lincontro fra domanda e offerta di lavoro». Infatti, giura Vesco che il provvedimento servirà «anche per contrastare il lavoro nero».
Ieri gli ha risposto Gianni Plinio il capogruppo di An: «La cura Vesco è peggiore del male. Lassessore si sta rivelando un pericolo pubblico e va messo in condizione di non nuocere: accecato dalla scellerata ideologia di sinistra non si accorge che aumentando il numero di permessi si aumenta anche il numero degli sfruttati, italiani e stranieri, dal lavoro sommerso». Secondo Plinio, se mai, Vesco prima dovrebbe cercare prima di tutto di sradicare la «malapianta del lavoro nero». Ma lassessore non fa una piega. Il discorso è sempre quello, gli immigrati fanno i lavori che gli italiani snobbano: «Ci sono richieste soprattutto da agricoltura, edilizia e collaborazioni domestiche, settori ormai appannaggio degli stranieri». Poi, ecco: «Non ho la mortadella sugli occhi per non vedere che in realtà gli stranieri costano meno, ma questa è una battaglia successiva». In attesa di combatterla, rende il clima quel che è accaduto ieri ai cantieri navali San Marco della Spezia, dove i 112 dipendenti italiani dellazienda, in assemblea permanente contro 33 licenziamenti annunciati, hanno impedito a 40 lavoratori rumeni di recarsi al lavoro. «Ma rifiutare le richieste delle aziende significa aumentare il lavoro nero» insiste Vesco.
Dalla giunta al consiglio regionale, i Comunisti italiani presenteranno oggi una proposta di legge per lestensione del diritto di voto ai cittadini stranieri e per la revisione dei loro diritti politici, dalla casa al lavoro.
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