Politica

Registriamo imam e moschee così vincerà l’islam moderato

A lmeno un merito va riconosciuto al disegno di legge Santanché-La Russa che si propone di istituire un Registro pubblico delle moschee italiane e un Albo, altrettanto pubblico, dei loro imam. Ha messo in difficoltà gli estremisti dell'Islam di solito così pronti ad alzare la voce quando qualcuno tocca le loro «riserve» naturali, costretti questa volta a guadagnare tempo per capire come e cosa rispondere. Di più: ha dato visibilità e coraggio all'altra faccia dell'Islam nel nostro paese, quella che molti si sforzano di ignorare.
L'apprezzamento per l'iniziativa manifestato da alcune autorevoli guide spirituali musulmane è un segnale importante, il segnale che qualcosa finalmente si sta muovendo. E anche la conferma di ciò che sostengo ormai da tempo: un Islam di musulmani liberali e riformatori non solo esiste ma è interessato quanto e più di noi a trovare in tempi rapidi soluzioni concrete e ragionevoli a due problemi cruciali dell'immigrazione (e dell'integrazione): le moschee, appunto, e l'attività dei predicatori che le frequentano.
Registro delle moschee e Albo per gli imam obbediscono a entrambi i requisiti. Sono strumenti concreti perché si propongono di riportare all'interno di un quadro di regole di sicurezza e di principi democratici un sistema che così com'è ha dimostrato ampiamente di avere un'infinità di pericolosi punti critici. Per noi e per le comunità di immigrati. Sono strumenti ragionevoli perché fanno perno non sulla nostra pretesa di imporre da soli nuove regole di comportamento ma sulla collaborazione con il mondo islamico moderato. E aprono le porte al contributo di esperienze che ci può venire offerto dai paesi arabi del Nord Africa, i paesi dai quali proviene la gran parte dei nostri immigrati di fede musulmana. Si parla molto di politiche comuni nell'area del Mediterraneo per il settore dell'immigrazione: questa legge si muove in quella direzione. Dunque, un quadro articolato di interventi nel quale far confluire le esigenze di tutti: le nostre e quelle degli islamici di buon senso. Con il rispetto dovuto alle tradizioni e alla cultura dell'Islam e alla libertà di culto garantita dalla Costituzione, ma con la necessaria fermezza. Il significato della proposta può essere riassunto così e, apprezzamento degli imam a parte, anche le associazioni che rappresentano ben oltre la metà dei musulmani che vivono nel nostro paese hanno mostrato di condividerlo.
Quale sarà la risposta della politica? Nel centrodestra, a giudicare dalle prime reazioni, c'è attenzione e disponibilità a esaminare con serenità e senza pregiudizi una legge che di certo ha un contenuto profondamente innovatore. Dalla politica al governo, almeno per ora, non arriva né l'una e né l'altra ma nemmeno il solito fuoco di sbarramento che si alza puntuale contro chiunque provi ad affrontare seriamente e non a chiacchiere, le questioni dell'Islam e dell'estremismo islamico. Il che non è necessariamente una buona notizia: può darsi che anche da quelle parti si stia solo studiando un rifiuto appropriato.

Se la tentazione è questa, è bene sappiano che saranno chiamati a confrontarsi non solo con l'impegno di un partito ma con una maggioranza, la maggioranza degli immigrati islamici, che ha già fatto capire chiaramente di non voler restare in eterno quello che è stata finora: una maggioranza silenziosa.

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