Renault e la sfida della certificazione ecologica

da Milano

Non c’è costruttore che non si confronti quotidianamente con il dibattito sull’effetto serra, sui cambiamenti climatici o sulle emissioni di C02 prodotte dalla circolazione dei veicoli. Mentre la ricerca è indirizzata sull’uso dell’idrogeno (anche se con sistemi diversi), in assenza delle tecnologie adeguate e di indicazioni da parte di governi piccoli e grandi, si tratta di affrontare l’emergenza nel breve e medio termine. Renault ha quindi inserito tra le priorità del piano di sviluppo indicato come «Contrat 2009» la classificazione dei propri modelli in chiave ecologica e una relativa certificazione denominata ECO2.
È un programma concreto, perché i francesi si sono posti l’obiettivo di immatricolare, nel 2009, almeno un milione di unità con emissioni allo scarico inferiori ai 140 grammi per chilometro di CO2, e 1/3 di queste addirittura sotto la soglia dei 120 grammi. Le emissioni di anidride carbonica sono infatti uno dei parametri che permettono a un modello Renault di fregiarsi della classificazione ECO2. Per ottenerla bisogna inoltre che la vettura venga prodotta in una fabbrica certificata secondo la normativa ISO 14001 e che alla fine del ciclo di vita almeno il 95% delle parti di cui è composta siano valorizzabili e il 5% delle plastiche provenga dal riciclo. Già certificate sono tutte le versioni di New Twingo prodotte nella fabbrica slovena di Novo Mesto.

Possono vantare emissioni di CO2 comprese fra 113 e 139 grammi/km senza aver rinunciato a prestazioni dinamiche. Parla per tutte la Twingo GT da 100 cv, ottenuti con un motore di appena 1.2 litri (è la tecnologia downsizing) che percorre 100 km con meno di 6 litri di benzina.

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