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Renon, formica dell’hockey vuole lo scudetto di Milano

Francesco Rizzo

«Da quando c'è l'hockey a Renon?». «Da sempre». L'impiegato del municipio di Collalbo, cittadina a mezz’ora d’auto da Bolzano, con vista sulle Dolomiti, chiede aiuto a un collega per spiegare in italiano che «qui viviamo di turismo, agricoltura e artigianato», ma quando si tratta di dischi e stecche, pochi dubbi: «Siamo tutti tifosi. Può immaginare l'interesse per questa finale». Cioè per la serie al meglio di cinque partite cominciata ieri con il risultato di 4-1 per il Milano, destinata a proseguire dopodomani in Alto Adige e a chiudersi comunque entro martedì 18 aprile con l’assegnazione dello scudetto. Da una parte il Mailand - pardon, il Milano - detentore del titolo da quattro inverni, dall'altra la squadra del comune dell'altopiano di Renon, 7000 abitanti divisi in tredici frazioni, delle quali Collalbo è la più grande. È la storia della formica che sfida l'elefante, ma già nel 2002 il Milano vinse il campionato contro il club di un villaggio di montagna, l'Alleghe, quest'anno eliminato in semifinale. E allora la curiosità è che il Renon - o Ritten Sport - in finale è una faccia nuova, pur comparendo negli annali dal 1929.
«Siamo campioni d'Italia under 19 e vogliamo ripeterci al massimo livello contro il Milano», spiega Thomas Rottensteiner, frenatore di un bob azzurro alle Olimpiadi di Calgary e Albertville, oggi presidente del Renon. «Abbiamo appena eliminato il Cortina rimontando dallo 0-2 nella serie e per gara 5 c'era gente rimasta fuori dal nostro palaghiaccio, che ospita 1400 spettatori. Non ci accontenteremo». Il Renon è una polisportiva con undici sezioni, dal calcio alla ginnastica, sostenuta da nove sponsor «ma poi - spiega Rottensteiner - non c'è attività in zona che non contribuisca, magari con pochi biglietti di banca». Risultato, un budget per l'hockey di 600.000 euro. Per farci capire: a Milano devono spenderne più di un terzo solo per affittare la pista ghiacciata.
Sul sito Internet del club - in lingua tedesca - scorre un organico con tanti altoatesini, fra cui l'olimpico Ansoldi, e un difensore greco-canadese, Halkidis, ma la differenza la fanno il portiere dell'Olanda, Groeneveld, e due attaccanti dell'Ontario, Rymsha e Down, che assieme al ragazzo di casa Scelfo segnano metà dei gol della squadra. Un giocattolo costruito da Ron Ivany, appena licenziato dal ruolo di vice allenatore dell'Italia per aver criticato la federazione. Ma Ivany è una vecchia volpe che in Italia ha allenato in più sedi, compresa Milano dove vinse la serie B battendo il Gardena. Nello spareggio di quell'anno i tifosi di Ortisei sparsero sale per rovinare il filo ai pattini degli avversari e la foto del coach con la scopa usata per pulire il ghiaccio è storica. Adesso Ivany vuole bucare la corazzata della metropoli, allenata da Adolf Insam (che fu suo giocatore) e capace, ogni anno, di trovare motivazioni, uomini giusti, risultati.

I settemila di Renon sognano.

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