Renzi prova a difendersi sui debiti alle imprese: mancano solo 2 miliardi

La Cgia di Mestre: non ha mantenuto la promessa di pagare i fornitori entro oggi. La replica: i soldi ci sono, quindi l'impegno è stato rispettato

Renzi prova a difendersi sui debiti alle imprese: mancano solo 2 miliardi

RomaA nessuno piace recitare la parte di Pinocchio. Figurarsi a Matteo Renzi. Sul pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti dei fornitori il premier, però, non l'ha raccontata giusta. E così ha trascorso buona parte della domenica a polemizzare con la Cgia di Mestre, «rea» di avergli ricordato che su quel capitolo le promesse del governo non sono state mantenute.

Ieri, infatti, era una data simbolica: il giorno di San Matteo, termine entro il quale il presidente del Consiglio aveva promesso di saldare le spettanze della pa nei confronti delle imprese. Lo aveva fatto durante un'intervista a Porta a porta Renzi e il conduttore Bruno Vespa lo aveva incalzato invitandolo a farsela a piedi da Firenze al santuario di Monte Senario nel caso di inadempienza. Ma già in quell'occasione l'ex sindaco aveva cercato di svicolare.

«Tutti coloro che hanno avuto un debito e devono avere dei soldi dalla Pa possono averli iscrivendosi al sito del ministero dell'Economia. Intanto i soldi ci sono e quindi il 21 settembre l'impegno a pagare i debiti 2013 è mantenuto», ha dichiarato ieri Renzi al Tg2. Ma la realtà è quella che viene descritta a Palazzo Chigi oppure è leggermente diversa? Innanzitutto, il premier ha commesso un errore concettuale confondendo la procedura di certificazione telematica dei crediti con il loro saldo effettivo. Come documentato di recente dal Giornale , il sistema internet non è di difficile utilizzo (basta solo registrarsi e inserire i dati delle fatture) ma spesso sono le amministrazioni a non rispondere entro il termine di 30 giorni oppure a trovare qualche «scusa» per non certificare il credito, spalancando così le porte alla roulette russa del contenzioso.

I conti non tornano nemmeno se si considera il capitolo stanziamenti. Legge di Stabilità 2014 e decreti del governo Renzi hanno complessivamente reso disponibili 56,8 miliardi. Di questi 6,5 miliardi erano destinati a rimborsi di imposta, quindi per i pagamenti le risorse dovrebbero attestarsi attorno ai 50 miliardi. Secondo quanto reso noto dal Tesoro (ufficialmente e informalmente), i pagamenti effettuati ammonterebbero a 31-32 miliardi dei quali 26,1 miliardi sono stati saldati entro la fine di luglio. Altri 6 miliardi sono liquidabili perché certificati via internet. Lo stock del debito, però, è una terra incognita: le cifre ufficiali di Bankitalia sul 2013 indicavano la massa in 75 miliardi circa, mentre per Via XX Settembre quella mole si sarebbe ridotta a una sessantina di miliardi (65 miliardi secondo la Cgia).

A bilancio, quindi, manca una decina di miliardi se non di più, mentre pronta cassa deve essere versata una trentina di miliardi (addirittura 60 miliardi per l'ex commissario Ue Antonio Tajani). «Se il presidente del Consiglio è davvero convinto di aver rispettato l'impegno, perché il sito del Tesoro non è aggiornato?», incalza Renato Brunetta (Fi) ricordando che il 12 marzo il totale da saldare «entro luglio» era fissato a 68 miliardi. Di qui la protesta del segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi: «Le cose non stanno come dice Renzi». E la replica piccata del premier: «Mancano solo 2-3 miliardi di spese per investimenti che non possiamo versare per non sforare il 3% di deficit/Pil». Anche qui Renzi è stato smentito dal presidente Ance Buzzetti: «Sono 10 i miliardi in conto capitale non versati al settore edile».

Semmai il premier volesse pagar pegno, gli ricordiamo che dalla sua cara Leopolda a Monte

Senario sono 18,7 chilometri. Fino a Fiesole è una bella passeggiata. Gli ultimi 7 chilometri tra Via di Campolungo e Via di Montesenario «strappano» verso la cima. Ma in 4 ore e mezzo tutto si può fare. Buon viaggio, Matteo!

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