Reperti rubati e finiti in salotto

«Recuperare il valore della legalità come tutela patrimoniale. A guadagnarne sarebbe l'intera collettività». L'auspicio arriva direttamente da Filippo Maria Gambari, soprintendente per i Beni Archeologici della Liguria, che a margine della presentazione dei reperti archeologici recuperati dal Nucleo dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Genova ha espresso soddisfazione per il materiale che torna di proprietà dello Stato. «Sono 133 i reperti archeologici confiscati e trasferiti al Ministero dei Beni Culturali della Liguria - spiega Salvatore Lutzu, comandante del nucleo investigativo dei Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale di Genova -. Valore stimato: un milione e 300mila euro». Più di cento vasi, quasi tutti interi che provengono dal saccheggio di necropoli apule del IV secolo a. C.; numerosi sono i materiali di produzione etrusca, tra cui spiccano buccheri, mentre altri vasi sono riferiti a produzioni italiche protostoriche e della Grecia del VII-VI secolo a.C. Punto di partenza, un'articolata attività investigativa che ha individuato un dipinto di scuola emiliana del XIX secolo raffigurante il «martirio di San Sebastiano», venduto da una casa d'asta genovese, ma risultato rubato a metà anni novanta e rinvenuto dai carabinieri a casa di un medico romano, che conservava il dipinto nella villa di famiglia a Mignanego. All'interno della casa sono state sottratte altre opere, tutte rigorosamente rubate. «Si tratta di un appassionato di opere d'arte sia pittoriche che archeologiche, che nel tempo aveva acquistato e custodito - continua il comandante -. La casa di Mignanego era diventata una sorta di museo perfettamente attrezzato per la conservazione delle opere. Si tratta di un collezionismo da considerarsi di buona fede, testimoniato dal perfetto stato di conservazione delle opere ritrovate. Il professionista è stato comunque denunciato per ricettazione, come atto dovuto previsto dalla legge». Nel frattempo la Soprintendenza sta catalogando i reperti per definirne la tipologia e la produzione per una successiva esposizione; una sorta di «museo delle opere trafugate». «Proprio così - chiarisce il direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggisti della Liguria Maurizio Galletti -. Una mostra sull'arte ritrovata che vada in scena durante la settimana della cultura. Stiamo inoltre lavorando per ampliare la sede del nucleo tutela che attualmente si trova nell'Archivio di Sant'Ignazio.

Recupereremo lo storico convento di San Giuliano, dove ci saranno delle zone espositive per dare cognizione al pubblico di questi ritrovamenti. Puntiamo poi allo sviluppo di nuovi laboratori storico-artistici e a un museo del restauro».

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