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Repubblicano e nero? Nessuno vuol votarlo

I conservatori non lo appoggiano per il colore della pelle, gli afroamericani perché sta con Bush

Mariuccia Chiantaretto

da Washington

In America i neri hanno conquistato molti diritti, ma non quello di essere di destra. È la lezione che emerge dalla campagna elettorale nel Maryland, dove il partito repubblicano segnala di voler candidare per il Senato federale il vice-governatore dello Stato, Michael Steele, un nero conservatore di ferro: figlio di un militare, ha studiato in seminario, ma poi ha scoperto che la vocazione per la politica era più forte di quella per il sacerdozio. Con la sua candidatura, il partito spera ora di attirare i voti dei neri, ma sondaggi indicano che invece rischia di perdere quelli dei bianchi.
A un dibattito cui partecipava Steele sono stati distribuiti biscotti al cioccolato: un riferimento sarcastico al colore della sua pelle. Il Partito democratico ha sospeso un suo funzionario che si era procurato con un espediente gli estratti conto della banca di Steele, nella speranza di scoprire debiti non pagati. Nemmeno i politici della sua razza difendono il malcapitato. Lisa Gladden, senatrice democratica nel Congresso del Maryland, ha dichiarato: «Steele è diverso da me e dalla maggior parte dei neri: è un conservatore. I partiti usano da sempre la razza come argomento per procurarsi voti o toglierli agli avversari. È l’aspetto peggiore della democrazia, ma è così, e se si ha l’ambizione di candidarsi bisogna accettare anche questo».
Ieri il Washington Post ha riassunto la situazione in un articolo su Steele intitolato «I bianchi prendono la fuga nel giorno delle elezioni». Il testo anticipa le conclusioni di una ricerca dell’università di Yale, che però si riferisce all’insieme degli Usa e non al solo Maryland. L’esame delle elezioni precedenti indica il 25 per cento di probabilità in più che gli elettori abituali del partito repubblicano votino per un candidato democratico bianco se il loro candidato è nero. I democratici peraltro non sono diversi: vi è il 38 per cento di probabilità in meno che votino per un nero.
L’elaborazione di questi dati indica che nel Maryland il Partito democratico potrebbe togliere ai repubblicani una fetta di voti, a condizione che il suo candidato sia bianco. Le elezioni per il Senato si svolgeranno in novembre e le candidature saranno decise entro l’estate dalle primarie, ma tra i repubblicani Steele è di gran lunga il favorito.
Il partito di George Bush ha investito molte risorse in una campagna per conquistare i voti dei neri, che considera potenzialmente conservatori. I neri vanno in chiesa più dei bianchi e sono favorevoli ai sussidi per le scuole private, anche perché nei quartieri in cui vivono la scuola pubblica è in condizioni deplorevoli. George Bush ha scelto per la segreteria di Stato Colin Powell, e dopo di lui Condi Rice, per dare un segnale di apertura.
Quando il senatore nero Barak Obama ha acquistato grande visibilità nel Partito democratico, Michael Steele è sembrato ai repubblicani la risposta migliore. Malgrano una opposizione astiosa Steele è quasi certo di ottenere la candidatura, ma non di essere eletto. Gli avversari gli hanno aizzato contro non soltanto i bianchi, ma anche i neri. La stampa ha dato risalto a una sua battuta infelice quando governatore il Bob Ehrlich, di cui egli è il vice, ha invitato i ricchi finanziatori del partito in un circolo del golf riservato ai bianchi.

La reazione di Steele è stata questa: «A me non importa, tanto non gioco a golf».

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