Il requiem del centro

Non esistono precedenti politici per spiegare la quantità di persone che si è accalcata attorno alla Basilica di San Giovanni per ascoltare i leader della Casa delle libertà. Berlusconi ha detto che in essa è nato il popolo della libertà. Uno degli slogan della manifestazione era quello della lotta contro un regime. Così è stato percepito il messaggio politico del governo Prodi da parte del popolo del privato, che non vive la politica come attività propria ma mantiene e struttura la società. È apparso a San Giovanni un popolo che non fa politica e che non ritiene che la politica sia la chiave della vita umana. La concezione della sinistra è invece che la politica è la vera vita, che in essa si decide e si organizza tutto il vivere sociale, che solo la politica è storia. Chi vive ponendo il privato e la sua azione professionale e lavorativa come centro della sua azione ha sentito la necessità di costituirsi in soggetto politico, di appoggiare Berlusconi e i suoi alleati sacrificando tempo e denaro, fatica e lavoro, per vivere la gioia di non essere soli, di essere una comunità politica. Perché di fronte a questo potere il popolo del privato ha paura. Ognuno si sente solo di fronte all'occhio del grande fratello che tende a controllare ogni suo gesto e di fronte a un sistema di partiti frantumati nel contenuto ma uniti dal potere, che decidono in modo autoreferenziale. Quella gente ha sentito che l'aria della libertà cominciava a farsi più rara e che occorreva essere insieme, non sentirsi soli, divenire soggetto politico. Ciò non era mai accaduto prima o almeno non in questa misura.
Nelle precedenti manifestazioni, i soggetti che agivano erano i partiti. La novità di questa manifestazione è che la piazza si è costituita in soggetto politico ed esprime il timore per la libertà che si perde di fronte a un potere che intende occupare tutte le istituzioni, e controlla la finanza, la magistratura, i giornali.
Il popolo della non politica sente che il popolo politicante, il popolo dei partiti omologati alla storia della sinistra, intende occupare il suo spazio privato e ha scelto una finanziaria di proporzioni inaudite scaricandola sulle tasse e aumentando la spesa pubblica. Il popolo di piazza San Giovanni ha visto rotto il contratto sociale che lega il cittadino allo Stato e ha voluto riappropriarsi della cittadinanza e delle istituzioni.
Di fronte al regime soffice che il volto di Prodi impersona bene con il suo visibile disprezzo per tutto ciò che non è lui, il popolo del privato ha risposto in modo diverso. Non con la fuga nel privato, con un Aventino del riflusso, ma al contrario ponendosi come forza, dando alla maggioranza il messaggio che vi è nel Paese una volontà di resistere al governo Prodi, a ricambiare l'odio che Prodi emana con la resistenza della propria unità.
Berlusconi è stato il termine naturale di questa scelta perché l'ha sempre espressa. È il solo che ha usato la parola comunismo e regime per definire l'attuale occupazione del potere da parte della sinistra.
Casini pensa di rispondere a questo soggetto politico che è nato a San Giovanni riproponendo il ritorno della Dc in politica. Ma, caro Casini, i moderati sono diventati radicali, vanno in piazza.

Ci fu una Democrazia cristiana che andava sulla piazza nei giorni di De Gasperi, costituiva il mondo cattolico come soggetto politico. Ma quella Dc tu, per ragioni anagrafiche, non l'hai mai conosciuta. Il centro è morto quando i moderati scendono in piazza.
Gianni Baget Bozzo
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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