Ma resta lui l’inventore delle sue Terre

(...) già il soprannome «il Faraone», testimonia su una gestione, come dire?, quasi monocratica del Parco. Così come l’uso dell’espressione «gestione feudataria» da parte di Bonanini, non pare azzardata.
Però - detto e ripetuto che la giustizia deve poter fare il suo corso, senza sconti, ma nemmeno forzature - va pure ripetuto che la «gestione feudataria» è la stessa che ha permesso al Parco Nazionale delle Cinque Terre di diventare un miracolo economico e turistico italiano, un modello di gestione che porta ogni anno migliaia e migliaia di turisti a Monterosso, a Corniglia, a Vernazza, a Manarola e a Riomaggiore da ogni parte del mondo. La stessa gestione che, grazie anche alla straordinaria collaborazione fra il Parco e il Ministero dell’Ambiente, ha permesso di fare diventare le Cinque Terre un modello ecologico, paesaggistico e turistico invidiato in mezzo mondo. La stessa gestione che ha permesso uno sviluppo sostenibile dove il risanamento dei conti va di pari passo con quello dei sentieri.

La stessa gestione che, anche restando all’ambito ligure, ha permesso di avere un saldo attivo notevole di turisti, in controtendenza con tutto il resto della regione, nonostante la crisi.
Sulle accuse, valuterà la magistratura. Ma se il reato di Bonanini è quello di aver «inventato» le Cinque Terre e di aver dato un futuro a una terra strappata dal passato, certamente è colpevole.

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