Cultura e Spettacoli

«La Rete informa, ma non spiega»

Terribile, decisamente terribile agli occhi di molti (non solo giornalisti assunti a tempo indeterminato, ma anche lettori) apparve il titolo del suo saggio quando nel 2007 arrivò sui banchi delle librerie: L’ultima copia del «New York Times» (Donzelli). «Ma come - si domandarono in parecchi - niente più quotidiani da sfogliare la mattina, tra caffè e croissant?». Abbiamo chiesto all’autore di quel saggio, Vittorio Sabadin, che è anche vicedirettore di La Stampa, se la diagnosi è ancor oggi invariata.
«La carta ha un futuro - ci ha risposto Sabadin - a patto di ripensarsi profondamente. Siamo di fronte a una realtà dove le notizie viaggiano su canali più veloci di una rotativa e del camion che porta le copie in edicola. Occorre un cambiamento».
In quale direzione?
«L’utente è bombardato di notizie, via sms, via web, via televisione. Ma il mattino dopo avrà sempre bisogno di qualcuno che gli spieghi non che cosa è successo, ma perché è successo. I quotidiani, perciò, dipenderanno sempre meno dal mero elenco delle notizie, delle agenzie, e sempre più dagli approfondimenti che proporranno al lettore».
Saranno meno generalisti?
«Sì, e si occuperanno sempre più non soltanto delle ragioni che stanno dietro a una notizia, ma anche della quotidianità del lettore. Gli saranno più vicini, diventeranno più mirati, e venderanno proprio per questo. Oggi abbiamo redazioni elefantiache. L’aumento vertiginoso della pubblicità negli anni ’90 ha raddoppiato le pagine di un quotidiano, e questo ha significato redazioni più grosse. La strada del futuro non sarà questa. La crisi è precipitata su redazioni tarate per un periodo di boom».
E poi ci si è pure messo il web...
«Gli editori si sono suicidati quando hanno deciso di mettere gratis on line le notizie. Solo Google si è arricchito da questo e ha incamerato - distribuendo notizie gratis senza aver nemmeno un giornalista alle proprie dipendenze - quella pubblicità che i giornali inseguivano».
Cambierà anche il modo di fare giornalismo?
«Si ritornerà a cercare storie, ci sarà l’obbligo di cercare storie. Prima era un’opzione nel mare delle agenzie copiaincollate.

L’importante è non stare seduti ad aspettare che le persone si disamorino del web e che tornino alla carta».

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