Il retroscena Barack abbronzato? Lo ha scritto la «Repubblica»

«L’invidia è totale», commentava affranto Vittorio Zucconi durante l’ultima puntata di Annozero. Si discuteva di elezioni americane e il grande inviato di Repubblica metteva a confronto la palude italiana e la rivoluzione obamiana. Ma l’invidia totale è nostra verso il maestro Zucconi, battutista supremo, insuperabile copywriter addirittura del presidente del Consiglio. Perché la primogenitura del «senatore abbronzato» non è di Silvio Berlusconi, ma di Zucconi e di Repubblica.
Il quotidiano di Ezio Mauro non ha rivendicato lo scoop, lasciandone il merito al premier. Ma è giusto dare a Vittorio ciò che è suo: l’abbronzatura di Barack Obama è uscita prima dalla sua penna che dalla bocca di Berlusconi, anche se quando apparve sul sito internet di Repubblica non indignò nessuno. A differenza delle parole del Cavaliere: «Berlusconi, gaffe su Obama» ha sparato in prima pagina lo stesso giornale che ha lanciato la gaffe, definita «battuta razzista» che ha dato dell’Italia «l’immagine peggiore».
Il «senatore abbronzato» era rimasto confinato nel sito internet di Repubblica, nello speciale dedicato alle elezioni Usa (all’indirizzo http://elezioni-usa-2008.blogautore.repubblica.it/). «I Democratici - scriveva Zucconi nel post «Più sondaggi per tutti» del 31 ottobre - non credono ai sondaggi che continuano a dare Obama avanti di XXX punti (mettete la cifra che preferite, da 1 a 12) e fanno gli scongiuri. I Repubblicani non credono ai sondaggi e fanno sapere che stanno rimontando e sono a tiro (politicamente parlando) di Obama. I commentatori che fino a dieci giorni fa calcolavano il margine di vittoria del senatore abbronzato e la batosta della Fata Turchina dei ghiacciai con il suo rimorchio senile ora non si fidano dei sondaggi. Ma chi crede ancora a questi benedetti sondaggi, a parte Silvio Berlusconi?».
A parte la «Fata Turchina dei ghiacciai» che potrebbe irritare gli eredi di Collodi, ma quel «senatore abbronzato» è nero (senz’offesa) su bianco. I blogger zucconiani più indispettiti erano i coetanei di «Mummy» (mummia) McCain. Una settimana dopo, il 6 novembre, scoppia il caso del Berlusconi moscovita. E Zucconi che fa? Invece che rivendicare la primogenitura su una battuta che ha fatto il giro del mondo, oscurando sui media italiani la cronaca del trionfo obamiano, si scandalizza anche lui. Ecco il penultimo post del blog: «Lo scriveva Salgari, dicendo che “diventano grigi” quando impallidiscono, e la cosa mi faceva molto ridere da bambino, ma almeno Salgari scriveva 100 anni or sono e non aveva mai visto quello che raccontava. Nel caso qualcuno appartenesse alla categoria di quelli “che tanto non se ne è accorto nessuno” delle coglionate che dice il nostro Bigolo Uomo Biango, che non impallidisce mai perché ha due dita di vernice sulla faccia, suggerisco ricerca su Google con le parole “Berlusconi Obama”».
Giovedì sera il sorridente Zucconi non fa una piega ad Annozero quando Marco Travaglio ironizza sul colore della pelle berlusconiana «molto simile a quella di Obama soprattutto dopo il trucco». E venerdì mattina a Radio Capital, emittente del gruppo Espresso di cui è direttore, risponde così a un’ascoltatrice che critica il salto collettivo sul carro del vincitore.

«Noi per fortuna ci salviamo - sbeffeggia - perché abbiamo Gasparri che dice che Al Qaida sarà contenta, e Berlusconi che dice che è un presidente molto abbronzato. Siamo salvati dalla smania italiana di saltare sul carro del vincitore dalla nostra stupidità, ampiamente dimostrata in queste ore dai massimi esponenti del governo». E dai maestri di giornalismo.

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