Il retroscena Berlusconi indignato: «Ecco la vera faccia di questa gente»

RomaL’arma del Cavaliere contro Patrizia D’Addario ad Annozero? Lo scudo fiscale, tanto per cominciare. Strano? Per nulla, se si prende per buono il suo ragionamento: loro intervistano l’escort barese in prima serata, «stravolgendo il ruolo che la tv pubblica dovrebbe avere», noi «pensiamo alle questioni concrete, rispondendo con i fatti». «People, first», guarda caso, è lo slogan che riciccia fuori a Palazzo Chigi. Dove in queste ore si punta l’attenzione sui miliardi che arriveranno dal rientro tassato dei capitali all’estero, «soldi sacrosanti, che serviranno per dare una mano a tutti coloro che hanno bisogno», rintuzza il diretto interessato al Tg5.
Ma questa, in parte, è un’altra storia. Ciò che conta, in quest’ambito, è che l’effetto Santoro, per Silvio Berlusconi, dopo l’iniziale irritazione, sembra essersi «metabolizzato». Tanto che la battuta del premier consegnata ai deputati pidiellini alla cena di martedì scorso («viva Repubblica e viva Santoro, gli attacchi rafforzano»), seppur lanciata la sera prima che la notizia della presenza della D’Addario facesse capolino sulle agenzie, è rimbalzata pure nelle conversazioni di ieri. Di conseguenza, ecco l’invito: «Evitiamo la grancassa». Tanto, alla fine, «la verità è più forte». E la «brutta figura la faranno loro», visto che dinanzi agli italiani «mostreranno la vera faccia».
Ed è proprio questo l’aspetto su cui Berlusconi concentra la sua indignazione. Sul tappeto, infatti, non ci sono più (solo) gli attacchi personali, «già triti e ritriti», sottolineano un paio di deputati Pdl in Transatlantico, quanto il ruolo che la Rai dovrebbe avere e che in questa maniera disattende. Così, seppure ventilata in un primo momento, salta pure l’ipotesi di contrapporre una donna, coriacea e battagliera, alla D’Addario: leggasi Alessandra Mussolini, che in tarda mattinata esce da Palazzo Grazioli senza spiccicare parola. D’altronde, si sarebbe dovuto fare una concessione alla linea già concordata: nessun ministro e nessun parlamentare del Pdl si confronti con l’escort, se la vedranno i giornalisti invitati dalla trasmissione di Raidue. Di contro, però, a Porta a porta, è andato Paolo Romani, il viceministro alle Comunicazioni, a discutere di libertà di stampa. Ospite del talk-show in seconda serata di Bruno Vespa, che ieri - portatile alla mano - è andato a far visita a Berlusconi. «Sono qui per il mio libro», ha tenuto però a precisare ai cronisti, prima di varcare il portone.
Ma c’è un altro punto fermo, racconta pure un ministro, che spinge il premier a mostrarsi sereno, nell’attesa che Santoro sveli le sue carte. E, per paradosso, glielo serve Ballarò. Per meglio dire, Nando Pagnoncelli, numero uno dell’Ipsos, ospite tre giorni fa del programma di Giovanni Floris. A convincere ancora di più Berlusconi che bisogna tirare dritti è quel minoritario 20% di italiani che considera «una faccenda politica rilevante» la «molta attenzione» che l’informazione dedica alle sue vicende private.

Il gossip non paga, dunque, visto che per il 51% degli intervistati si tratta di una «perdita di tempo» e per 21% un «puro pettegolezzo». Ancora una volta, così, è un sondaggio ad andare in soccorso del Cavaliere. E se porta la firma di un istituto di certo non amico, perdipiù su Raitre, be’, «qualcosa vorrà pure significare».

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