Il retroscena Cala il gelo tra il presidente e il Pd

E il premier ha agito con responsabilità ed equilibrio

RomaVada per Di Pietro e il popolo viola, che continuano ad attaccarlo con violenza: si tratta, spiegano al Quirinale di «reazioni scontate». Pazienza pure per gli sberleffi di Grillo, che è pur sempre solo un comico. Quanto a Tabucchi, l’invettiva dello scrittore nemmeno si avvicina a scalfire il Colle. Ma, tra i tanti cocci rimasti per terra, ce n’è uno che amareggia Giorgio Napolitano, l’atteggiamento del suo partito di provenienza. In queste ore di tensione, il capo dello Stato ha colto infatti una certa lentezza e freddezza da parte del Pd, che lo ha sì difeso, sia pure con un po’ di ritardo, dalle bordate dell’Idv, ma che ha anche fatto trasparire un netto dissenso sulla scelta di autorizzare il decreto. Con la sola eccezione di Massimo D’Alema: «Napolitano non poteva non firmare».
E d’altronde, come ha scritto su internet, un accordo politico si è dimostrato impossibile non solo per «la tendenza all’autosufficienza» del Pdl, ma anche per «l’indisponibilità» del centrosinistra. E a volerla dire tutta, «nessuna parte politica» si è adoperata per trovare una strada alternativa praticabile. Unico a provarci il solito D’Alema che, in contatto con Gianni Letta e Roberto Maroni, ha lavorato per rinviare il voto in Lombardia. Ma il grosso del Pd non ha mosso un muscolo. Anzi, adesso si prepara alla manifestazione del 13: sarà difficile per Bersani far capire ai tutti i suoi che si sta in piazza contro Berlusconi e non contro Napolitano.
Da qui l’amarezza del presidente, che ha dovuto constatare ancora una volta come in Italia sia impossibile varare provvedimenti bipartisan concepiti nell’interesse di tutti. «Qui non ci si riesce a mettere d’accordo su nulla», si è sfogato con i suoi collaboratori. Le scosse continueranno, in un’Italia trasformata in un enorme stadio di calcio, dove a lui tocca il ruolo scomodo dell’arbitro, contestato dall’una o dall’altra curva ogni volta che, Costituzione alla mano, deve fischiare una punizione o un rigore. La prossima volta chi oggi lo applaude lo contesterà, e viceversa.
È proprio per questa delusione generale nei confronti del mondo politico che ha deciso di rivolgersi direttamente alla gente con il sistema più moderno e trasparente, il web. Hanno apprezzato tutti, persino i viola. «Il presidente ci ha risposto in modo diretto». Napolitano vola nei sondaggi: secondo una ricerca dell’istituto Piepoli, l’84 per cento degli italiani ha fiducia in lui. «Ma il presidente - spiegano sul Colle - non si muove guardando queste cifre, cerca solo di adempiere ai compiti che la Costituzione gli assegna». È chiaro però che godere del favore popolare gli faccia piacere perché «lui si dimostra in sintonia con la gente più di tutti i personaggi politici».
Nel futuro immediato si prevedono altre montagne russe e nuove difficoltà per il capo dello Stato nel ruolo di tessitore.

«Ma già sapevamo che sarebbe stata una campagna elettorale arroventata». Firmare il decreto è servito a evitare che la situazione degenerasse e finisse fuori controllo. Per la favola del dialogo, tutto è rimandato a tempi migliori.

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