Il sequestro lampo dei volontari di Msf ha tutto il sapore di un avvertimento alle organizzazioni umanitarie non in riga con il regime di Khartoum. Non solo: il governo sudanese vuole sostituire le Ong espulse o che scelgono levacuazione con altre più in linea provenienti dai Paesi arabi, dallIran e addirittura dalla Cina. Il mandato di cattura per crimini di guerra spiccato dalla Corte penale internazionale nei confronti del presidente sudanese, Omar al Bashir, ha scatenato gli attacchi del regime contro le Ong «occidentali». Un giornale sudanese è riuscito addirittura a pubblicare la fotografia di un operatore umanitario additandolo come spia degli israeliani. In questo clima è facile che le bande filo-governative utilizzate per i lavori sporchi nel Darfur proseguano nel sequestro di operatori di Msf.
Il medico italiano e gli altri quattro ostaggi lavorano per la costola belga della grande organizzazione umanitaria. Khartoum non ha mai nascosto lodio per i fondatori francesi di Msf accusandoli di aver aiutato i testimoni della Corte penale a lasciare il Darfur. I ribelli antigovernativi del Jem (Movimento per luguaglianza e la giustizia) avevano fin dallinizio indicato negli estremisti islamici fedeli a Khartoum i responsabili del rapimento. I famigerati janjaweed, i «diavoli a cavallo», massacratori di civili, oggi trasformati in «guardie di frontiera». Il loro capo sarebbe Musa Hilal, uno dei firmatari dellappello jihadista per colpire «dentro e fuori il Sudan» i sostenitori della Corte internazionale. Non a caso i sequestratori, nelle prime ore, avevano chiesto la revoca del mandato di cattura per al Bashir. Facile per questa gente e il governo accordarsi su un lieto fine, che renda più presentabile il regime di Khartoum. La minaccia nei confronti delle Ong «occidentali» rimane e le autorità sudanesi hanno già un piano per rimpiazzarle.
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