Il retroscena Così i nostri coprono un fronte di 400 chilometri

Il generale Rosario Castellano, responsabile del settore ovest del turbolento Afghanistan, lo aveva previsto. «Giugno, luglio e agosto sono statisticamente i mesi in cui assistiamo ad un aumento della violenza: finisce la stagione della raccolta del papavero e i talebani, che si finanziano col traffico d’oppio, hanno soldi per finanziare gli attacchi», spiegava il comandante della Folgore. A luglio gli attentati con le trappole esplosive nella zona italiana dell’Afghanistan occidentale sono stati 134, in gran parte nella provincia di Farah dove è scoppiata l’ultima battaglia che ha ferito un bersagliere. Lo scorso anno erano 56, meno della metà.
In vista delle cruciali elezioni presidenziali del 20 agosto i paracadutisti della Folgore escono dalle basi per consolidare la presenza sul territorio. Fin da maggio è scattata a nord l’operazione Toofan (Tempesta) assieme all’esercito afghano, contro le forze ostili nella provincia di Badghis. L’obiettivo è aprire la strada dal settore ovest, sotto comando italiano, al nord dell’Afghanistan controllato dai tedeschi. Il fortino di Bala Murghab è la punta di lancia in territorio talebano del primo Battle group del nostro contingente nella provincia settentrionale di Badghis. Il 183° reggimento paracadutisti ha combattuto aspre battaglie per conquistare terreno e postazioni strategiche. Da terra i mortai da 120 millimetri e dal cielo gli elicotteri d’attacco Mangusta sono stati cruciali per avere la meglio.
Il problema è che il secondo fronte «caldo» nell’Afghanistan occidentale si trova a Farah, 400 chilometri più a sud, in linea d’aria, da Bala Murghab. In questa provincia opera il secondo Battle group italiano (oltre 300 uomini) ed i corpi speciali della Task force 45. Ci sono 1.086 seggi da proteggere nella zona italiana, per non parlare dei candidati che rischiano la pelle andando in giro a fare campagna elettorale. Il 187° reggimento paracadutisti, appoggiato dai cingolati Dardo dei bersaglieri, cerca di fare il possibile nella zona attorno a Farah, soprattutto lungo la stramaledetta statale 517 soprannominata l’autostrada per l’inferno. La rotabile tocca tutte le roccheforti dei talebani: Bala Baluk, Bakwa, Shewan. Gli ultimi scontri sono avvenuti in queste aree difficilmente controllabili. «Non è escluso che i talebani stiano cercando con le azioni a sud di distrarre forze dal nord (Bala Murghab, nda) dove si svolgono le operazioni più importanti», spiega una fonte militare al Giornale. I sei elicotteri d’attacco Mangusta si sono dimostrati fondamentali per l’appoggio alle nostre truppe impegnate negli scontri. In agosto la pista di Herat dovrebbe essere pronta ed arriveranno i due caccia Tornado che al momento decollano da Mazar i Sharif, molto più a nord. Subito dopo arriverà la seconda coppia di Tornado.

Ben presto, come sta annunciando il governo, i cacciabombardieri dovrebbero poter fare il loro lavoro. Non solo fotografie per individuare i talebani, ma appoggiare le truppe a terra per vincere la sfida a tenaglia da Badghis a Farah.
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