Il retroscena I tormenti del Cav: «Con noi sicuri solo cinque in più»

RomaLe vacanze di Natale le ha passate attaccato al telefono, convinto di poter davvero allargare la maggioranza e portare il governo a fine legislatura. Con l’ottimismo di sempre se qualche settimana fa Silvio Berlusconi nelle sue conversazioni riservate è arrivato a ipotizzare un pacchetto di quindici deputati disponibili a quella che lui chiama «operazione di responsabilità». Sostenere cioè il governo ed evitare al Paese il bailamme delle elezioni anticipate in un momento tanto delicato. Il pallottoliere però non sembra aver girato nel verso sperato se nelle ultime ore il Cavaliere s’è spinto su numeri decisamente più prudenti. I nuovi arrivi, confida in privato, «al momento sono cinque». Sicuri, certi e garantiti. Ma pur sempre cinque. E se è vero – come fa notare il premier al suo interlocutore – che al netto valgono dieci (cinque in più alla maggioranza ma anche cinque in meno all’opposizione) restano comunque decisamente sotto la soglia che si era prefisso il premier il giorno dopo aver incassato la fiducia alla Camera. Era il 14 dicembre è i voti a sostegno del governo furono 314 contro 311. Conti alla mano, dunque, oggi l’esecutivo potrebbe avere dalla sua 319 voti, solo quattro in più della fatidica soglia di 315.
Così, anche se l’ex Fli Silvano Moffa e l’ex Udc Saverio Romano danno per certa la nascita «in settimana» del nuovo gruppo parlamentare dei cosiddetti responsabili che dovrebbe fare recuperare al centrodestra la maggioranza nelle commissioni della Camera, ai vertici di via dell’Umiltà c’è chi inizia a temere che i numeri siano troppo risicati. Con il rischio concreto di andare avanti qualche mese e poi ritrovarsi sotto il fuoco di Casini e Fini quando a maggio si sarà chiusa la finestra per le elezioni anticipate. Ed è anche di questo che si parla durante la lunga riunione serale a Palazzo Grazioli, presenti oltre al Cavaliere i coordinatori del Pdl Ignazio La Russa e Denis Verdini, i capigruppo Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello e i ministri Angelino Alfano e Michela Brambilla.
Con Berlusconi che comunque sembra intenzionato ad andare avanti, confidando anche in un atteggiamento più disponibile dell’Udc. Non che il premier si fidi particolarmente di Casini, ma sa che anche l'ex presidente della Camera non ha alcuna intenzione di andare alle urne ora. Eppoi, faceva notare giorni fa il Cavaliere a un parlamentare, «i sondaggi mi dicono che sette italiani su dieci vorrebbero un'opposizione responsabile» che nei fatti è il ruolo che si è ritagliato Casini in questi due anni. «E quei sondaggi - concludeva Berlusconi - di certo li conosce anche lui».
È vero, insomma, che i numeri al momento restano stretti ma il fatto che i centristi siano disponibili a sostenere il governo su alcuni provvedimenti specifici potrebbe rivelarsi determinante per portare avanti la legislatura. E di fatto rende quei 319 voti che ci sono ora politicamente più pesanti del loro valore effettivo.


Nonostante ai piani alti di via dell'Umiltà ieri qualcuno sia tornato a parlare di elezioni anticipate, la road map al momento resta dunque invariata: in settimana la nascita del gruppo parlamentare dei responsabili (con Moffa in pole position per la poltrona di presidente) e poi a fine mese, dopo il voto di sfiducia su Sandro Bondi, un rimpasto di governo. Piuttosto corposo visto che sono oltre dieci le poltrone libere tra ministri e sottosegretari (con Romano che secondo i rumor potrebbe sostituire Andrea Ronchi alle Politiche comunitarie).

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