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Il retroscena L’ultima mossa di Mosley per accerchiare la Ferrari

Si è tirato su i pantaloni e con implacabile pazienza ha bastonato il mondo guardone che l’aveva dato per sputtanato. In neppure due anni, Max Mosley ha fatto dimenticare le immagini dei suoi festini sadomaso, regolando quasi tutti i conti in sospeso. Quasi. Dopo l’epurato Ron Dennis e la ridimensionata McLaren, è toccato alla Renault di patron Flavio Briatore. Da ieri, il manager italiano non è più patron. Ha lasciato il team, seguito nel gesto da Pat Symonds, il direttore tecnico. L’annuncio nelle poche righe del comunicato Renault con cui la Casa ha fatto sapere che non contesterà le recenti accuse formulate dalla Fia e legate al presunto falso incidente di Nelson Piquet jr a Singapore. Come dire: non solo sacrifichiamo il vertice della squadra, ma accettiamo quello che sarà il giudizio.
Max Mosley, presidente della Federazione dell’auto, ha dunque stravinto. Briatore non ha potuto far altro che caricarsi addosso il peso delle accuse piombate come palate di fango nelle ultime settimane. «Non mi preoccupo per me», aveva detto venerdì a Monza, «penso alle 700 persone che lavorano qui, penso a salvare i loro posti di lavoro». E così si è dimesso. Sperando che questo passo possa acquietare il desiderio di vendetta di Mosley. Lunedì a Parigi, il gran consiglio F1, presieduto dall’avvocato inglese, dovrà valutare il caso e punire la squadra. Con Briatore presente, la radiazione sarebbe stata probabile. Ora qualcosa potrebbe cambiare. La mannaia Fia potrebbe calare sotto forma di un’ingente sanzione, l’azzeramento dei punti Costruttori e l’iscrizione sub judice per il 2010. Potrebbe.
Ma Briatore è colpevole o no? Al momento sono solo state diffuse indiscrezioni in un senso, legate alle dichiarazioni rese - in cambio dell’immunità - da un giovane pilota appena licenziato dal team. Unica considerazione: può un manager esperto e navigato come Briatore aver chiesto a un ragazzo poco talentuoso, già sapendo che presto l’avrebbe licenziato per mancanza di prestazioni, di andare volutamente a sbattere in un Gp per vincere una gara? Non è un filo azzardato sapendo che il ragazzo è anche figlio di Piquet senior (che mai ha apprezzato Briatore, ndr) e che una volta fuori squadra avrebbe potuto raccontare al mondo il fattaccio? Fate un po’ voi.
«Con Flavio ho parlato poco fa - ha dichiarato il vice presidente vicario del Milan, Adriano Galliani - e mi assumo la responsabilità di quel che dico: credo non abbia fatto nulla, che abbia preso questa decisione per salvare posti di lavoro... Un gesto molto nobile». «Lo conosco da quando avevo 13 anni - è intervenuta Daniela Santanché - conosco la sua serietà e il suo modo etico di operare». «Sorpreso» Ecclestone, capo del business F1 e socio di Briatore nel Queen’s Park Rangers.
Il Circus è in subbuglio. A questo punto ci si chiede quale sarà il prossimo bersaglio di Mosley. Qualcuno dice la Ferrari, ma della Rossa anche Max non può fare a meno. Tanto più che Mosley ha già conquistato il vero obiettivo: Luca di Montezemolo - con Briatore - è l’ispiratore e l’anima della Fota, l’associazione costruttori che, minacciando il mondiale alternativo, aveva vinto la battaglia contro la Fia per abolire il tetto ai costi. All’epoca, la Fota ottenne anche la promessa di Mosley di non ricandidarsi. Errore.

Avrebbe dovuto pretenderne la testa. In questi mesi, l’uomo del frustino ha infatti regolato i conti in sospeso, riuscendo a indebolire la Fota. Ora all’associazione resta un solo team in grado di fare la voce grossa: la Ferrari.

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