RomaLa Lega adesso è potente. La Lega fa paura. La Lega è lalleato più fedele di Silvio Berlusconi. Non si sentono sotto tiro, nel Carroccio. Ma limpressione che si potrebbe finire sotto osservazione, nellorbita dinteresse di inchieste giudiziarie e giornalistiche, qualcuno nel partito di Bossi ce lha. Soprattutto perché in questo momento il governo è in fibrillazione (un ministro, Claudio Scajola, si è già dimesso), linchiesta su politica e appalti va avanti speditamente, e in uno scenario nemmeno tanto lontano i «padani» potrebbero assumere un ruolo ancora più di rilievo nella maggioranza.
Il Senatùr non ama la teoria del complotto giudiziario. Lha ribadito anche due giorni fa: non ci sono congiure di pm contro il governo, «mi sembra che i magistrati facciano solo il loro lavoro». Ma un alto esponente del Carroccio avrebbe confidato ai colleghi in questi giorni di temere che «prima o poi le procure se la prenderanno anche con noi». Questa situazione non si sarebbe verificata sinora perché, in fondo, «tutti erano convinti che noi prima o poi Berlusconi lavremmo tradito». E invece la fedeltà, secondo questo ragionamento, può diventare un rischio.
Un deputato, anonimo naturalmente, perché della questione si parla a bassissima voce, spiega: «Non direi che sono i magistrati a seguirci di più, quanto i giornalisti».
Nella Lega cè sempre stato, ed esiste a maggior ragione adesso, un accurato controllo interno. Una sorta di controspionaggio padano che consente di stanare le eventuali mele marce nel partito. E in qualche caso, questo meccanismo di individuazione e rimozione del politico corrotto è stato già compiuto dalla dirigenza bossiana, racconta sempre lanonimo deputato. Solo che i giornali «non sono stati così attenti». O forse la Lega sinora non era così interessante, perché non così decisiva come ora per gli equilibri politici del Paese.
Chi non vede questo pericolo di attacco giudiziario e parla con nome e cognome è il capogruppo del partito in commissione Giustizia del Senato, Sandro Mazzatorta: «Le nostre sezioni vigilano sul tenore di vita degli eletti, la nostra è una forma di controllo sociale, legata alla militanza, che cè sempre stata, e questo ci consente di prevenire eventuali inchieste giudiziarie».
Mazzatorta porta lesempio di se stesso: «Io sono sindaco di Chiari, 19mila abitanti. Guadagno 2100 euro al mese. Se io, poniamo, mi comperassi una Ferrari, questa cosa verrebbe subito segnalata ai vertici. Questi sono i nostri anticorpi». Voluti proprio da Bossi, che, raccontano i suoi parlamentari, da sempre ripete di evitare di farsi vedere in giro la notte a Roma, di uscire con le ragazze, di tenere insomma nella Capitale una condotta decorosa. È il vademecum padano per non infangarsi mai, soprattutto nella Roma (ex) ladrona.
Non teme indagini pericolose per la Lega Matteo Salvini, coordinatore provinciale di Milano, europarlamentare e giornalista: «Sono sicuro - racconta - che Radio Padania sia ascoltata in diretta, oltre che da decine di giornalisti, nelle Procure e nelle questure. Siamo il partito più radiografato dItalia».
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