Il retroscena Quel mal di pancia leghista di Fini

Roma A seggi ancora caldi e con la partita delle amministrative ancora aperte, nella maggioranza si iniziano a tirare le prime somme di un risultato che premia la Lega e che è decisamente sotto le aspettative per il Pdl. E se Bossi giura che «rispetto a ieri non cambia niente» lasciando intendere che - nel breve periodo - la Lega non farà valere sul governo il suo buon risultato, ben diversa è la situazione all’interno del Pdl. Dove sono in molti ad auspicare una «riflessione». Termine, questo, molto gettonato a via dell’Umiltà nonostante siano almeno tre le diverse declinazioni. Se gli ex di An giocano infatti la partita del territorio correndo su Forza Italia, ci sono molti ex azzurri che iniziano a prendere atto di una carenza nell’organizzazione del Pdl che non è stato in grado di sostenere a dovere il Cavaliere. Con Fini che gioca ancora un’altra partita, convinto che il Popolo delle libertà vada ridiscusso dalle fondamenta, non solo costruendo «un nuovo modello di leadership» ma anche con «contenuti innovativi». Tre declinazioni che hanno il comune denominatore di guardare con sempre crescente scetticismo alla Lega e alla sua avanzata. Già, perché Bossi potrà anche dire che «non cambia niente», ma è chiaro a tutti che prima o poi il Carroccio metterà sul tavolo i suoi voti. Sicuramente alle Regionali del prossimo anno, per ottenere due candidati governatori nel Nord (potrebbero essere Veneto e Piemonte). Ma anche nei prossimi mesi, quando il Carroccio chiederà tempi stretti per i decreti attuativi del federalismo fiscale per poi rilanciare il federalismo costituzionale (leggi Senato federale).
Ci sta, dunque, qualche malumore verso la Lega. Perplessità di cui Fini si fa portavoce. Pur non commentando ufficialmente, infatti, il presidente della Camera non nasconde di sottoscrive per filo e per segno il corsivo di Filippo Rossi sul webmagazine della fondazione FareFuturo. Secondo Fini, dunque, sono due i fatti politici su cui riflettere: la forte affermazione leghista e l’astensionismo nelle al Centro-Sud. «Fatti collegati», è il suo ragionamento, perché - scrive FareFuturo - «l’azione a esclusiva trazione nordista dell’esecutivo ha determinato un senso di crescente insoddisfazione nell’elettorato meridionale». D’altra parte, qualche ora prima era toccato a Della Vedova - da qualche tempo molto in sintonia con l’ex leader di An - invitare il Pdl a «smetterla di tirare la volata alla Lega». Secondo Fini, insomma, il punto è che il Pdl dovrebbe finirla di essere «la fotocopia» del Carroccio che - scrive FareFuturo - ha vinto «perché ha dato la linea al governo». L’auspicio del presidente della Camera - che non nasconde un certo scetticismo sull’azione del triumvirato Bondi-Verdini-La Russa - è dunque che il Pdl si riorganizzi su basi nuove e con un nuovo approccio al territorio. «Anche per contenere - chiude il corsivo - la prevedibile euforia leghista».
E - pur se con ragioni diverse - sulla linea di Fini si ritrovano anche i cosiddetti «sudisti» del Pdl. Anche perché, fa notare Fitto, «nel Mezzogiorno siamo al 42%». Insomma, Sicilia e Sardegna a parte, è qui che il Pdl ha tenuto. Ed è chiaro, spiegano dirigenti di lungo corso, che «presto sarà necessario aggiornare il programma di governo per il Mezzogiorno».
Altro capitolo, invece, è la corsa degli ex An sugli ex Forza Italia. Perché La Russa non manca di notare come Berlusconi abbia fatto «campagna elettorale per Lega». «Esagerando e - aggiunge - facendo addirittura arrabbiare i nostri in Veneto». E anche per questo, è il non detto del ministro, il Pdl è stato penalizzato. La Russa, però, ci tiene a sottolineare come ci siano «diverse modalità di approccio alle elezioni». Traduzione: in An «siamo abituati a contare sulla forza dinamica del territorio», in Forza Italia «si concentrano sulla leadership carismatica». Con un corollario: «Non c’è niente da fare, i candidati di An sono decisamente più forti di quelli di Forza Italia».
D’altra parte, anche tra gli ex azzurri c’è chi è convinto si debba trarre insegnamento dalla tornata elettorale. «Non c’è allarmismo ma - spiega Quagliariello - bisogna riflettere».

Più netto Cicchitto che auspica una «riflessione sull’organizzazione del partito». Che, dunque, potrebbe aver bisogno di un tagliando. «Certamente sul territorio», spiega Napoli, uno che di comizi e campagne porta a porta se ne intende visto che nella sua Giaveno è arrivato all’80%.

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